Maurizio Sacconi, ex socialista, oggi ministro del Lavoro (perduto), ha sferrato, complice la Ue, il suo ultimo attacco all’articolo 18 di uno Statuto dei lavoratori ormai a brandelli. Per scoraggiare le estreme disperate difese dei sindacati, per l’occasione tardivamente e miracolosamente uniti, evoca il ritorno del terrorismo, con il rischio di attentati ai giuslavoristi, servitori dello Stato.
Proprio come fa Maroni, quando demonizza la protesta dei No-Tav. Tutto déjà vu.
Sacconi l’ossessivo-compulsivo
Quanta rabbia fa Sacconi
che coltiva le ossessioni
del terrore che ritorna
e ogni giorno e ovunque sforna
il suo turpe vaticinio:
“Ho il timor che un assassinio
giunga da questa sequenza:
prima la verbal violenza,
poi quella spontanea in piazza
che ogni dì più forte impazza
ed infin l’organizzata,
dal terrore alimentata.
Già in passato è andata male,
dalla lotta sindacale
sull’articolo diciotto
al pum! della P38”.
Ha spaccato il sindacato.
A Marchionne ha dedicato
il suo plauso quotidiano.
Ha lodato il Vaticano,
da perfetto fariseo
nel cattolico corteo,
quando Papa Benedetto
agli imprenditori ha detto
di difendere il lavoro
ch’è dei poveri il tesoro.
Si è scordato di Marco Biagi
i terribili presagi
per la vita senza scorta.
Ha, con mossa malaccorta,
visto in Sergio Cofferati
il padrin degli attentati
sol per l’odio al comunista,
l’elisir del socialista.
Dopo mille tentativi
coi sistemi più inventivi,
dopo mille attacchi inflitti
ai legittimi diritti
della gente che lavora,
per Sacconi è giunta l’ora
d’incassar la sua vendetta
con la magica ricetta:
libertà di licenziare!
“Così poi potremo dare
il lavoro tolto ai padri
ai primaverili quadri,
al precario disperato
e a chi è disoccupato”.
La più gran bugia che c’è
detta a nome della Ue
e arricchita con talento
dal brutal presentimento
che ritorni il terrorismo,
grazie al perfido attivismo
di chi, in nome del lavoro,
fa la voce fuor del coro.
Tal è l’impeto che usa
nella sua subdola accusa,
tal la bieca sicumera,
da dir che Sacconi spera
che qualcuno per la strada
per la P38 cada.
Per poi dir: “L’avevo detto,
Sessantotto maledetto!”