Giulio Tremonti venne indagato nel 1996 dalla Procura di Milano per una storia di evasione fiscale e fu ascoltato dagli inquirenti. Ma ciò che disse, l’esistenza stessa dell’interrogatorio e il fatto di esser coinvolto nell’inchiesta non sono stati mai resi noti. E così tutta la vicenda, complice anche un’archiviazione per molti controversa, finì nel dimenticatoio. L’Espresso in edicola domani, però, ha ricostruito l’intera storia processuale e ha scoperto una verità che oggi, a distanza di 15 anni, ha un significato non di poco conto: “i più delicati risvolti politici e fiscali dell’inchiesta su Tremonti – scrive il giornalista Paolo Biondani – furono gestiti da un capitano della Guardia di finanza allora ignoto ai più: Marco Milanese“.
Nelle Fiamme gialle dal 1981, attualmente deputato della Repubblica e braccio destro dello stesso ministro dell’Economia dal 2001 fino a poco tempo fa, Marco Milanese è stato inquisito a Napoli per più corruzioni, violazioni di segreti istruttori e associazione per delinquere, ma ha evitato il carcere solo grazie all’immunità votata in luglio da Pdl e Lega. Nell’ambito dell’inchiesta sul suo braccio destro, a metà dicembre scorso Tremonti fu sentito dai pm partenopei come testimone. I suoi rapporti con Milanese? “Ho avuto occasione di conoscere Marco Milanese intorno al 2001, in occasione della sua applicazione come ‘aiutante di campo’ al ministero dell’Economia. E non c’è mai stata una collaborazione professionale di Milanese con lo studio di cui sono stato socio” ha detto Tremonti.
La ricostruzione del legame e, soprattutto, le date fornite dal ministro del Tesoro – almeno secondo quanto risulta a l’Espresso – non tornerebbero. Basta leggere quanto scrive Paolo Biondani. “Un generale della Finanza ricorda di ‘aver inserito Milanese tra i militari del nucleo a diretto servizio di Tremonti già dal ’94, ma in via occasionale, senza ruoli formali’. Un ex ministro aggiunge che ‘già nel ’96’ Milanese si presentò al suo staff come tremontiano di ferro’. Stando ai documenti interni delle Fiamme gialle, Milanese viene ‘distaccato’ ufficialmente a Milano, come addetto militare di Tremonti, il 28 giugno 2001. Vari ufficiali dell’epoca precisano però che la sua nomina fu un colpo di scena: a quel posto era destinato un capitano già pronto a partire dal Friuli. Motivazione comunicata in caserma: ‘Tremonti ha voluto Milanese'”.
Secondo l’Espresso, inoltre, “un aggancio precedente al 2001 porta a Dario Romagnoli, preparatissimo ex ufficiale della Finanza che era amico di Milanese fin dai tempi dell’Accademia e che tuttora è una colonna dello studio tributario fondato da Tremonti. Romagnoli però è stato assunto dal professore nel ’90. Eppure fino a tutto il ’95 Milanese è rimasto un oscuro “capitanicchio”, come lo etichettano due ufficiali già allora vicini a Tremonti”. Dopo aver ripercorso la svolta in alto della carriera di Milanese, Biondani chiude l’anticipazione sul sito del mensile con un netto: “Finora s’ignorava che il balzo in avanti di Milanese fosse coinciso con due anni di indagini su Tremonti, gestite tanto riservatamente che i passaggi più delicati furono tenuti segreti perfino all’allora procuratore Francesco Saverio Borrelli”.