Cronaca

Caso Garraffa, Dell’Utri “mobilitò due mafiosi” Ma manca la prova dell’estorsione

Uscite le motivazioni dell'assoluzione decisa dalla Corte d'appello di Milano il 20 maggio. Il senatore incaricò i boss trapanesi Virga e Buffa di premere sul medico trapanese per riavere dei soldi relativi a una sponsorizzazione di Publitalia. I giudici, però, non ritengono provate le minacce. L'avvocato di parte civile: "Perché scelti proprio loro? Dopo la visita il mio cliente piangeva dalla paura"

Il senatore Marcello Dell'Utri

Marcello Dell’Utri, condannato a Palermo, anche in appello, per concorso esterno in associazione mafiosa, a Milano è stato assolto dall’accusa di tentata estorsione ai danni di un imprenditore, nonostante i giudici del processo d’appello “tris” abbiano comunque confermato che il senatore del Pdl ha chiesto l’intervento di un capomafia per farlo“ragionare”. Secondo il collegio presieduto da Marta Malacarne, che ha depositato le motivazioni della sentenza del 20 maggio, Dell’Utri ha “mobilitato due mafiosi del calibro di Vincenzo Virga e Michele Buffa per convincere”, nel ’92, Vincenzo Garraffa, ex patron della Pallacanestro Trapani, “a rispettare l’impegno”: la restituzione in nero di 530 milioni di lire, parte di una sponsorizzazione, ottenuta attraverso Publitalia.

Gli stessi giudici, però, ritengono che non ci siano prove sufficienti per dimostrare che la visita a Garraffa del capomafia Virga (anche lui assolto) e di Buffa (poi deceduto), potesse essere intimidatoria, dato che in passato aveva “frequentato” i due mafiosi. Anzi, proprio per quella passata frequentazione, i giudici ritengono che Virga abbia potuto agire da semplice “mediatore” tra Dell’Utri e Garraffa.

L’avvocato di parte civile, Giuseppe Culicchia, è sbalordito. Dice a ilfattoquotidiano.it: “Se Dell’Utri avesse voluto far intervenire un amico in comune, magari della stessa classe sociale, certo non avrebbe scelto il capomafia Virga. Anche i testimoni, di accusa e difesa, che avevano un ruolo nella Pallacanestro Trapani, hanno raccontato ai giudici che Garraffa, dopo la visita di Virga, si era messo a piangere per lo spavento”.

Pure la Cassazione, quando nell’aprile 2009 annulla l’appello bis e dispone un altro processo, conferma l’attendibilità di Garraffa e quindi l’azione intimidatoria di Virga, investito da Dell’Utri. Ma per i giudici dell’appello tris “il quadro probatorio acquisito non consente di considerare raggiunta la prova, oltre ogni ragionevole dubbio, che la visita incriminata fosse finalizzata e idonea ad incutere timore e a coartare la volontà dell’imprenditore per indurlo al pagamento ingiusto”. Il quadro probatorio, invece, lascia “ampio spazio all’ipotesi alternativa che tale visita avesse rappresentato un tentativo di interposizione mediatoria del Virga non ostile al Garraffa, effettivamente volta ad aggarbare la vertenza insorta tra la persona offesa e Publitalia”.

Per i giudici, la mafiosità di Virga e Buffa è addirittura quasi secondaria: si può ritenere che Dell’Utri “abbia scelto i due personaggi per tentare di risolvere la vertenza non tanto o solo in ragione della loro ‘mafiosità’, quanto per la loro intensa, precedente e coeva frequentazione ‘amicale’ con il Garraffa”.

L’accusa, il procuratore generale  Isabella Pugliese, aveva chiesto per Dell’Utri due anni, senza attenuanti generiche. Durante la requisitoria, ha ricordato che il senatore, nell’incontro a Milano con Garraffa, gli avrebbe detto: “Ho uomini e mezzi per farle cambiare idea”. Uno di quegli uomini era il boss Virga, con il quale Dell’Utri, secondo l’accusa, si sarebbe comportato “come l’usuraio che manda dei picchiatori per recuperare i crediti”. Dell’Utri- ha proseguito il magistrato – “è uno che delle regole se ne infischia. Vanno bene per gli stupidi e per lui no”. Ora Pugliese ricorrerà in Cassazione, così come la parte civile.