Principali obiettivi del movimento: l'abbattimento delle tasse universitarie, degli stage gratuiti, delle bollette dell'acqua e l'occupazione di spazi cittadini non utilizzati
L’abbattimento delle tasse universitarie, degli stage gratuiti, delle bollette dell’acqua. Hera, Atc, Equitalia, uno sciopero lungo 48 ore, l’occupazione di spazi cittadini non utilizzati. Questi sono solo alcuni degli obiettivi sensibili individuati dai giovani delle numerose sigle che l’11 novembre scenderanno nuovamente in piazza in una processione a tappe, volta a colpire e a denunciare allo stesso tempo. Nel corso della giornata saranno due i cortei che sfileranno in centro a Bologna. Gli studenti medi, che occuperanno la città di mattina, e poi, nel pomeriggio, la Occupy Uniboparade degli universitari, che partirà da Piazza Verdi.
“Dobbiamo uscire dalla mera narrazione per rompere quel modello di parola che si riduce alla semplice denuncia di quanto non siamo ascoltati, per agire”, sottolinea un giovane precario. E una delle prime azioni di conflitto che metteranno in pratica sarà relativa all’acqua, perché “l’esito del referendum è stato disatteso” denuncia Alessandro Bernardi di Acqua Bene Comune. “Abbiamo mandato una diffida a Hera e su 62 comuni solo uno, quello di Crespellano ci ha risposto, dicendo che senza una legge nazionale non si può fare niente. Allora noi a gennaio daremo il via a una campagna di obbedienza civile sulle bollette, cioè obbediremo ai risultati referendari che dicono che 27 milioni di italiani non vogliono più pagare i profitti del mercato sui beni comuni essenziali, autoriducendo le nostre bollette”.
Quella dell’acqua è solo una delle iniziative promosse, infatti già si pensa a uno sciopero nazionale di 48 ore durante il quale “si blocchi il paese perché un giorno si arrivi alla nazionalizzazione delle banche, delle aziende, per porre la crisi sotto il controllo democratico dei lavoratori”.
Poi si parla di welfare, di quei servizi ai quali “è difficile accedere per chi vive la situazione di precario. Allora dobbiamo autorganizzarne una parte per costruire fuori dallo stato e dall’economia un sistema di beni legati alle nostre necessità”.
“Ci serve uno spazio?” continua Caterina “allora prendiamocelo, occupiamo un luogo pubblico come Piazza Maggiore per discutere, per invitare i professori universitari a spiegarci ciò che leggiamo ogni giorno sui giornali. Non basta manifestare e presidiare, dobbiamo farci vedere da tutti, prenderci ciò che ci hanno rubato”.
Autorganizzare, occupare, riunire tutti quei frammenti sociali che vengono sfruttati dal vessillo della crisi economica. “Coinvolgiamo più precari, andiamo la mattina davanti alle agenzie interinali e spieghiamo a chi cerca lavoro o è sfruttato che il loro problema è un male collettivo che si risolve con la lotta, e non partecipando a quanti più stage gratuiti possibile. Ripartiamo all’azione del 12 ottobre nella sede dell’Ufficiale Giudiziario per dare concretezza alla nostra campagna”.
“Dobbiamo agire come se il default ci fosse già” aggiunge Piero del No People Mover. “Pensiamo di trovarci come la Grecia e informiamo quante più persone possibile di ciò che sarà, di quanto ancora dovremo pagare”.
“In Italia c’è già un 10% di famiglie insolventi”, denuncia Giaele, “e a Frosinone c’è chi la battaglia dell’insolvenza la sta già vincendo” racconta Alessando Bernardi di Acqua Bene Comune “là 50.000 nuclei abitativi pagano il 20% in meno in bolletta e, nonostante le cause e le accuse, vanno avanti così da ormai 3 anni”.
“A partire dall’11/11”, si conclude l’assemblea, “lavoreremo per costruire un consenso cittadino e per farlo colpiremo quei punti che rappresentano nodi critici del lavoro o della cultura, schiacciati dalla crisi economica”.
di Annalisa Dall’Oca