La Lega Nord di nuovo all’attacco dei centri sociali. Dopo il blitz pacifico di questa mattina degli attivisti del Tpo all’Apple Store di Bologna, il capogruppo del Carroccio in Comune Manes Bernardini ha chiesto al questore Vincenzo Stingone di negare l’autorizzazione per la manifestazione dell’11 novembre.
“È intollerabile – ha detto Bernardini – che si continuino a legittimare, senza prendere provvedimenti, certi comportamenti minacciosi e di stampo eversivo da parte dei centri sociali”. Per questo il leader del Carroccio ha lanciato un appello a Stingone perché non conceda agli attivisti dei centri sociali il permesso di scendere in strada.
Il riferimento è alla manifestazione messa in calendario l’11 ottobre, giornata mondiale dell’Occupy the world, quando gli indignati torneranno davanti alla sede della Banca d’Italia in piazza Cavour (teatro di un recente scontro tra manifestanti e forze dell’ordine) e metteranno in piedi un “flash mob rumoroso”. Da lì poi partirà un corteo che percorrerà alcune strade del centro della città. L’iniziativa, presentata questa mattina con il sit-in davanti al negozio della Apple in via Rizzoli, non sarà l’unica a Bologna. Nei prossimi giorni infatti sarà messa a punto una serie di azioni, sempre in occasione della giornata mondiale della mobilitazione degli indignati. Manifestazioni dietro cui Bernardini intravede “azioni disobbedienza civile” da evitare ad ogni costo.
Il consigliere non si è rivolto solo al questore, ma anche all’amministrazione comunale. E in particolare all’assessore alla Cultura Alberto Ronchi, reo di aver da poco concesso alla associazione del Nuovo Lazzaretto un casolare gratis per cinque anni. “Deve condannare senza mezzi termini e chiudere i rubinetti a qualsiasi aiuto che, ancora oggi, il Comune intende riconoscere a questi centri antisociali”. La Lega ha poi voluto mandare la propria solidarietà agli agenti del VII reparto della polizia, accusati dal Tpo di essere violenti “soprattutto con le ragazze”.
Prosegue così lo scontro tra il Carroccio e il centro di via casarini. Un braccio di ferro partito durante la campagna elettorale, quando centinaia di giovani dei centri sociali scesero in strada per protestare contro l’arrivo del ministro dell’Interno Roberto Maroni. Scena replicata poi il giorno successivo al comizio finale con Umbrto Bossi e Giulio Tremonti. Il rapporto si è fatto via via più aspro fino a sfociare, a fine giugno, nel lancio di monetine e bottiglie vuote da parte di alcuni attivisti No Tav. La lega ora torna alla carica e sembra decisa a portare la questione anche a Roma. Sulla manifestazione del 12 ottobre davanti alla sede bolognese dei Bankitalia, il carroccio ha infatti annunciato un’ interrogazione parlamentare rivolta al ministro Maroni.