Dimettersi, allargare la maggioranza e dare vita a un governo a tempo, un anno e mezzo, per rimettere a posto la situazione economica italiana: è questa la via indicata dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Una strada “molto saggia”, secondo il governatore. Come già suggerito dai fedelissimi: “La maggioranza non c’è più”, hanno detto al Cavaliere persino Alfano, Bonaiuti, Letta, Verdini. Eppure il premier ha ribadito anche oggi di non avere alcuna intenzione di lasciare l’esecutivo. Anzi. Da Palazzo Chigi è stata inviata una nota a metà pomeriggio per ribattere al segretario del Pd, Pierluigi Bersani, che dal palco della manifestazione in piazza San Giovanni organizzata dal partito, si era scagliato contro l’esecutivo Berlusconi lanciando la proposta di un “patto di governo tra progressisti e moderati per una legislatura di ricostruzione”. Berlusconi ha risposto di voler portare avanti il suo esecutivo. “Mi spiace di deludere i nostalgici della Prima Repubblica quando i governi duravano in media 11 mesi, ma la responsabilità nei confronti degli elettori e del Paese impongono a noi e al nostro Governo di continuare nella battaglia di civiltà che stiamo conducendo in questo difficile momento di crisi, ha ribattuto il premier. E anche Roberto Calderoli, sempre con una nota, ha voluto ribadire la posizione del Carroccio: “Se il governo ha i numeri per andare avanti e fare le riforme bene diversamente non resta che il voto. Governi tecnici, di coesione o come diavolo li si voglia chiamare, o peggio ancora maggioranze allargate, sarebbero un colpo di Stato e i colpi di Stato si combattono con la rivoluzione”.
A stretto giro sono arrivate però le parole di Formigoni. Il governatore lombardo ha più volte ribadito le sue critiche all’attuale inquilino di Palazzo Chigi, ma finora non si era mai spinto a chiederne un passo indietro. O, comunque, a suggerirgli di lasciare e farsi da parte. Formigoni, da sempre considerato uomo forte di Comunione e Liberazione in Lombardia, ha oggi dalla sua il record di tessere del Pdl in Regione da far pesare. E quando comincerà (se comincerà) la stagione dei congressi, il peso maggiore lo avranno i formigoniani. Così, fa sentire più forte la sua voce.
”Berlusconi potrebbe anche prendere in considerazione la strada di affermare pubblicamente la propria disponibilità a rinunciare al ruolo di presidente del Consiglio per il bene del Paese, benchè per la Costituzione non sarebbe tenuto a questa mossa”, ha detto Formigoni alla trasmissione di Rai3 ‘Che tempo che fà in onda stasera. L’obiettivo sarebbe quello di “dare vita con altre forze a un governo diverso, guidato da una personalità indicata dall’attuale maggioranza e personalmente dallo stesso Berlusconi – ha proseguito – per guidare per un anno e mezzo il Paese, riacquistare la piena credibilità, salvare l’economia e prepararci alle elezioni del 2013. Ritengo che questa sarebbe una strada molto saggia”, ha sostenuto il presidente lombardo.
Il governatore aveva prima premesso che questa era una delle due strade che il capo del governo ha di fronte a sè “per ottenere il bene comune”. La prima sarebbe quella di “verificare la tenuta della sua maggioranza perché se l’avesse, questa strada è la più normale e costituzionalmente possibile per approvare” gli impegni presi con l’Europa. “Altrimenti – ha concluso – sarebbe bene cercasse altre strade, aprendo un confronto con il Capo dello Stato e con le forze politiche e sociali del Paese” per “evitare che i decreti” economici “vengano bocciati”. Ma certo, ha detto, “la maggioranza appare straordinariamente esile, non è pensabile prolungare a lungo il lavoro con questo tipo di maggioranza”. A dirlo è il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, durante le registrazione della trasmissione televisiva Che tempo che fa di Fabio Fazio. “Credo – spiega il governatore – che la tenuta del governo si giochi su 1 o 2 voti. In prospettiva non si può andare avanti con 316 voti, quindi è utile lavorare a un allargamento”.
Nel caso in cui Berlusconi dovesse fare un “passo indietro”, per il governatore si dovrebbe puntare a un allargamento della maggioranza all’Udc, per un nuovo governo che dovrebbe “portare in sicurezza l’economia del Paese”. In questa prospettiva, ha aggiunto Formigoni, al leader Udc Pier Ferdinando Casini “sarebbe molto difficile negare di essere disponibile” a sostenerlo.
“Gli allargamenti della maggioranza – ha specificato – si formano su base programmatica. Si tratta di ridire in maniera chiara le cose necessarie al Paese, e prima di tutto c’è ‘l’agenda Europà, e vedere chi è disposto a sostenere questo tipo di programma”. A quel punto “spetterà a Casini dire se si riconosce in questa prospettiva – ha proseguito Formigoni – e credo gli sarebbe molto difficile negare di essere disponibile a sostenere un governo che avesse come programma quello di portare in sicurezza l’economia del Paese”.
Per il governatore lombardo “in questo modo raggiungeremmo l’obiettivo politico che lo stesso Berlusconi si era intestato, ovvero quello di ricomporre l’area dei moderati sul modello del Ppe per dare speranza di una nuova vittoria a quella che credo ancora sia la maggioranza assoluta nel nostro Paese”.
E alle parole del ministro alla Semplificazione Calderoli, che ha bollato come “colpo di Stato” un allargamento eventuale della maggioranza, Formigoni ha risposto sostenendo che “una situazione straordinaria come questa può portare a prendere misure straordinarie. Non sarebbe eretico, né blasfemo, né un colpo di stato pensare a un’ipotesi” di maggioranza diversa purché in questa direzione “si muova il presidente del Consiglio e che nessuno glielo imponga”, ha concluso.
Berlusconi è tornato a parlare in serata, con una telefonata alla convention lecchese di Michela Vittoria Brambilla. “State tranquilli, non ho proprio nessuna intenzione di fare passi indietro. La maggioranza c’è”, ha detto. “Continuiamo ad avere la maggioranza in Parlamento e assolveremo i nostri impegni. Sto lavorando con grande impegno per il Paese e continuerò a farlo”. Il presidente Berlusconi ha quindi voluto chiarire che “è stata l’Italia a chiedere l’intervento del Fondo Monetario Internazionale” e che “non si è trattato affatto di un commissariamento”, come alcuni giornali hanno scritto. Dopo avere condiviso alcune considerazioni sull’andamento della situazione internazionale, il presidente Berlusconi è poi entrato nel merito della situazione del Pdl: “Gli italiani – ha detto – hanno partecipato con grande entusiasmo alla nostra campagna di tesseramento e abbiamo raccolto circa un milione e duecentomila adesioni al nostro progetto politico. Un risultato straordinario e una rinnovata fiducia”. E agli esponenti lecchesi del Pdl, che lo hanno interrotto più volte con caldi applausi, il presidente ha voluto esprimere la sua stima ed il suo affetto, in particolare per il ministro Brambilla, alla quale ha anche indirizzato “tre abbracci”.