Una bella inchiesta di Sigfrido Ranucci per Report, la scorsa settimana, ha portato alla luce l’ultima – almeno tra quelle note – passione del Cavaliere: il gioco d’azzardo online.
Mondadori, gioiello editoriale di famiglia – controllato da Lady Marina Berlusconi, figlia prediletta del premier – dopo che il papà ha scelto, con leggi e leggine, di scommettere sulle entrate da gioco d’azzardo per finanziare la ricostruzione dell’Aquila (e nell’inchiesta di Report si sollevano non pochi dubbi circa il fatto che ciò stia effettivamente accadendo) ha, a sua volta, deciso di investire nel settore dei giochi e delle scommesse online, chiedendo e ottenendo una concessione per l’esercizio di tale attività (risultato scontato se la concessione è assegnata dall’amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e, dunque, da un’amministrazione controllata dal Governo).
Come già raccontato in modo esemplare nell’inchiesta di Report, infatti, una costituenda – e ormai costituita – società, la Glaming s.r.l., controllata per il 70% dalla Mondadori e per la restante parte dalla famiglia Bassetti, è divenuta concessionaria dei giochi online.
Le ragioni che hanno indotto la figlia del Cavaliere a portare Mondadori così lontana dal suo core business e a impegnare il primo polo editoriale italiano addirittura nel mondo del gioco d’azzardo sono ben spiegate da Sigfrido Ranucci: in un momento in cui l’azienda del premier è in grave crisi di liquidità, il gioco online – complice un ingegnoso meccanismo disegnato dagli uomini di Tremonti su misura del premier – è uno straordinario veicolo di autofinanziamento perché le entrate, e non solo gli utili, della Glaming possono essere utilizzate per dotare della necessaria liquidità l’intero Gruppo Mondadori, sollevandolo dall’onere di far ricorso, come ogni comune mortale, all’esoso sistema bancario.
Sin qui tutto straordinariamente anomalo e difficile da accettare, ma già noto.
Leggendo tra le pieghe di regole e regolamenti che disciplinano l’affidamento in concessione dei giochi online, tuttavia, si scopre qualcosa che avrebbe dovuto impedire al presidente operaio, cantante, latin lover – e chi più ne ha, più ne metta – di diventare anche biscazziere.
Le regole amministrative per l’assegnazione della concessione e la stipula della convenzione per il gioco d’azzardo online, infatti, prevedono – e ben se ne comprendono le ragioni – che “ciascun soggetto partecipante alla società costituenda non gestisca in maniera diretta o indiretta organizzazioni o attività sportive o comunque altre attività i cui esiti siano oggetto di giochi pubblici… né possieda partecipazioni in società o associazioni sportive esercenti attività i cui esiti siano oggetto di scommesse a quota fissa su eventi sportivi”.
Lady B., quale presidente della Arnoldo Mondadori, società partecipante alla costituenda – all’epoca dell’affidamento in concessione – Glaming s.r.l. ha firmato, di suo pugno, una dichiarazione nella quale attesta, tra le altre cose, che la propria società non si trova nella citata situazione. Si tratta di una dichiarazione tecnicamente corretta – anche perché il suo tenore letterale è stato, evidentemente, scritto su misura per consentire all’azienda del premier di ottenere la concessione – ma sostanzialmente non veritiera.
E’, infatti, evidente persino a un bambino che l’obbiettivo perseguito dalla disposizione è quello di evitare che la concessionaria dei giochi on line possa avere un interesse proprio – diretto o indiretto – in una società sportiva e, per questa via, essere in grado di influenzare l’esito del gioco o, semplicemente, di disporre di informazioni e notizie idonee a consentirle di prevedere il risultato con una posizione di indebito vantaggio sui partecipanti al gioco e di insanabile conflitto di interessi.
La Mondadori, come è noto, è parte dello stesso Gruppo Fininvest cui appartiene anche il Milan, le cui perdite, peraltro, sono storicamente state ripianate proprio grazie ai maggiori utili conseguiti dalla Mondadori.
Difficile, in tale contesto, sostenere – come pure Lady B. ha fatto – che tra la neo-costituita Glaming, società concessionaria dei giochi online, e il Milan, società sportiva impegnata in decine di competizioni oggetto di giochi e scommesse, non vi siano quelle relazioni che, comprensibilmente, la disciplina sull’affidamento di concessioni per il gioco online esclude debbano sussistere. Per far diventare il papà anche presidente-biscazziere, dunque, Lady B. è stata costretta a dire una mezza verità: non avere nulla a che fare con una società sportiva.
A scorrere il lungo elenco dei requisiti dei quali il concessionario di giochi online – e nel caso che ci interessa ciascun partecipante alla costituenda società concessionaria – deve essere in possesso, in realtà, viene, almeno il dubbio, che la Mondadori possa essersi trovata costretta a dire anche qualche altra piccola bugia.
La disciplina per l’affidamento della concessione per i giochi online, infatti, prevede anche che “l’impresa non abbia commesso gravi infrazioni, debitamente accertate, alle norme in materia di sicurezza, previste dalla vigente normativa dello Stato in cui è stabilita, né ad ogni altro obbligo derivante dai rapporti di lavoro”, né “violazioni, definitivamente accertate, rispetto agli obblighi relativi al pagamento delle imposte e tasse, secondo la legislazione italiana o quella dello Stato in cui è stabilita”.
Possibile che una grande società come la Mondadori non abbia davvero mai commesso alcuna violazione in materia di sicurezza sul lavoro o, più in generale nei rapporti di lavoro con i propri dipendenti? E possibile che – a parte le note vicende, per le quali mancano accertamenti definitivi – la Mondadori non abbia mai subito alcuna condanna definitiva per evasione fiscale?
Naturalmente sì ma, se così non fosse, le bugie di Lady B., potrebbero costare alla Mondadori la concessione e all’intero Gruppo del premier quell’accesso facilitato – rispetto a tutti gli altri imprenditori italiani – alla liquidità che lo ha indotto a diventare anche biscazziere.