Partirà un’inchiesta parlamentare sull’ospedale di Cona. Lo promette il senatore ferrarese Alberto Balboni, secondo il quale “non si può tollerare oltre l’improvvisazione e l’incompetenza che sta gettando nel caos la sanità ferrarese, provocando disagi e preoccupazioni ulteriori a pazienti, familiari, personale medico e paramedico e a tutta la cittadinanza”.
L’invettiva di Balboni arriva all’indomani dell’ennesimo imbarazzante ritardo dell’inizio del trasloco dal vecchio ospedale Sant’Anna in pieno centro a Ferrara al nuovo nosocomio fatto edificare a 7 km dal cuore della città, in una palude chiamata con poca scaramanzia Valle della Morte, succube di un terreno esposto alle infiltrazioni d’acqua e continuamente bonificato da pompe idrovore.
Non si sa da dove iniziare ormai quando a Ferrara si parla di Cona. Forse dai 21 anni impiegati per costruirlo. O dagli oltre 500 milioni di euro di denaro pubblico spesi nel cantiere (cifra decuplicata rispetto alle previsioni di partenza). O forse dalle inchieste penali in corso sull’utilizzo dei materiali a carico di una ventina di indagati tra manager, dirigenti pubblici e imprenditori. O da quelle civili per richieste danni da 130 milioni di euro.
Partiamo dalla data del trasloco, sbandierata ufficialmente dal direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria, Gabriele Rinaldi, che nemmeno un mese fa prometteva il via per il 27 ottobre . Peccato che si attendeva ancora la certificazione di agibilità della struttura da parte del Comune e di quella sanitaria da parte dell’Asl.
Così, mentre tutti si preparavano al fatidico giorno, a poche ore dalla mezzanotte del 26 arriva il dietrofront: la data slitta al 3 novembre. Inutile dire che il copione si ripete anche il 2 novembre. E ad oggi non c’è ancora la nuova “ora X”.
Nel frattempo i medicinali sono chiusi negli scatoloni, i letti sono contati, chi arriva in pronto soccorso viene dirottato in urologia. Insomma, il caos. Eppure di campanelli di allarme negli ultimi tempi ne sono squillati diversi alle orecchie della direzione ospedaliera. A cominciare dalle proteste dei sindacati del personale, che lamentava di non sapere nulla sull’organizzazione interna del lavoro, sui turni, sull’inizio dei trasferimenti.
Ce n’è abbastanza, secondo il senatore Balboni, che “per primo oltre vent’anni fa dissi che la scelta di edificare a Cona il nuovo Sant’Anna fosse assurda”, per dare un input al parlamento. “Nemmeno nei miei incubi peggiori mi sarei aspettato una situazione così disastrosa – prosegue il parlamentare ferrarese -, nonostante il fiume di danaro pubblico investito nell’opera e nonostante i costi mostruosi che il suo mantenimento comporterà in futuro. Adesso basta, chi ha sbagliato deve pagare”.
Balboni protocollerà domani mattina (lunedì 7 novembre) a Palazzo Madama una richiesta di indagine parlamentare presso la Commissione d’inchiesta sul sistema sanitario nazionale. La commissione può indagare con gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria anche in mancanza di particolari ipotesi di reato. “E di questi poteri chiederò si faccia opportuno utilizzo – anticipa il senatore -. Chiederò personalmente al presidente sen. Ignazio Marino di aprire una formale istruttoria sul disastro di Cona e di andare avanti con la massima sollecitudine”.
Balboni assicura che parteciperà a ogni seduta, “perché intendo portare il mio contributo di cittadino ferrarese indignato e sconvolto dallo scandalo di Cona ma anche di rappresentante di una popolazione che non meritava di essere trattata in questo modo solo perché si è voluto favorire un squallida speculazione edilizia (nell’area del vecchio Sant’Anna dovrebbe sorgere una Casa della salute, con cliniche private, ndr), condannando a morte un ospedale cittadino che si poteva benissimo ristrutturare e migliorare a costi infinitamente inferiori, senza considerare gli enormi costi infrastrutturali e quelli ancor più gravi di carattere umano”.