Altro che grande fratello! A leggere la rassegna stampa di questi giorni pare quasi che il successo del Big Bang di Matteo Renzi sia merito della messa in onda di un format televisivo. È mancato solo che qualcuno titolasse il proprio articolo annunciando la discesa in campo del grande fratello. Segno evidentemente che non solo la politica fa fatica a liberarsi degli schemi polarizzanti del berlusconismo ormai al tramonto. A caderci evidentemente anche tanti giornalisti che, forse, avrebbero fatto meglio a venire di persona alla stazione Leopolda di Firenze per vedere cosa stava realmente accadendo.

Non è troppo tardi. Possono rifarsi andando a consultare le decine di interventi in video disponibili su YouTube, oppure leggendo le migliaia di commenti fatti alle 100 proposte uscite dal Big Bang. Possono pure consultare la pagina Facebook dell’evento, dove si è assistito a livelli di partecipazione unici in questo paese per un evento politico. Vi troveranno idee, proposte, contenuti, commenti e, per la loro gioia, anche tante critiche.

I cinque minuti riservati a ciascun intervento sul palco non erano molti, eppure sono bastati per lanciare centinaia di proposte concrete. Ad avanzarle non erano i nominati di un talent show, ma oltre un centinaio di persone, in carne e ossa, che hanno portato sul palco le loro competenze e, come abilmente sintetizzato da Artuto Parisi nel suo intervento, anche il coraggio di metterci la propria faccia.

Si è molto speculato sul contributo di Giorgio Gori all’organizzazione dell’evento. Posso testimoniare che il suo impegno è stato importantissimo sia sul piano ideativo che organizzativo, ma, di certo, non è stato inferiore a quello di tanti altri professionisti o politici che, benché spesso altrettanto noti, non pare abbiano stuzzicato la curiosità dei media, come Fausto Brizzi, Riccardo Luna, Matteo Richetti e tanti altri. Nel mio piccolo, ho contribuito anche io supportando la promozione dell’evento sui social media e facendo le mie proposte sul palco. Chi ci conosce sa che non siamo i burattini in mano ad un grande fratello.

E non sono mancati gli intoppi. Come in ogni organizzazione, sorta rapidamente con poche risorse attorno a una mobilitazione volontaria, si sono dovuti affrontare tanti problemi. Alcuni li abbiamo risolti brillantemente, altri meno. Basti un dato. Tra interventi sul palco e mail inviate sono arrivate migliaia di proposte. Sfido qualunque organizzazione su base volontaristica a riuscire a gestire una tale mole di idee in così poco tempo. Così come ci sono ancora tanti interventi dal palco il cui video deve ancora essere messo in rete, anche se sono certo che ogni contributo verrà presto messo a disposizione di tutti.

Tra gli intoppi è anche accaduto che qualcuno si scordasse di cancellare il nome del proprietario del computer su cui è stato assemblato il file .pdf contenente le prime 100 proposte uscite dalla Leopolda (poi sostituito da una semplice piattaforma sul sito di Big Bang dove chiunque adesso può inserire i propri commenti). Il merito dello scoop va agli scrupolosi e scaltri ragazzi di Termometro politico che hanno saputo svelare il nome che si celava nel file: Giorgio Gori. La notizia, come prevedibile, ha fatto rapidamente il giro della rete. Pochi giornalisti, tuttavia, si sono accorti del commento che Gori ha lasciato sulla pagina che ospitava la notizia a pochi minuti dalla pubblicazione della stessa, dando esempio di capacità che pochi, tra politici e giornalisti, sembrano poter dimostrare in Italia: trasparenza e accountability. Troppo spesso, in questo paese, ci si dimentica che, aldilà delle chiacchiere facili, le cose vanno fatte e, per farle, occorrono persone, lavoro e tempo, tutte risorse scarse quando si basano sull’impegno volontario. Quel giorno, per fortuna, erano in tanti a lavorare alla Leopolda di Firenze.

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