Undici persone, di cui nove della stessa famiglia, compresi sei bambini, sono state uccise in un attentato nella provincia afgana di Baghdis, nel nord ovest del paese. Le altre due vittime sono poliziotti afgani, secondo quanto ha detto Faizullah Azimi, presidente del consiglio provinciale di Baghdis, all’Agence France Presse. L’attentato è avvenuto nel distretto di Qadis: l’esplosione di una mina rudimentale era diretta contro un veicolo della polizia locale ma ha investito in pieno il pick up su cui viaggiava la famiglia sterminata. La stampa afgana ricostruisce che la famiglia stava andando a far visita ad alcuni parenti, per passare assieme il secondo giorno dell’Eid al-Adha, una delle più importanti feste del calendario religioso musulmano, iniziata domenica. Quello di Baghdis è il secondo attacco durante l’Eid al-Adha di quest’anno, dopo l’attentato di domenica scorsa, quando un kamikaze si è fatto esplodere vicino a una moschea nella provincia di Baghlan uccidendo sette persone.

Gli attacchi degli ultimi giorni arrivano nonostante la dichiarazione del Mullah Omar, che dal suo nascondiglio aveva diffuso alla vigilia dell’Eid al-Adha un comunicato in cui sosteneva che l’uccisione di civili innocenti è una violazione della Sharia, la legge religiosa islamica che regola anche la condotta in guerra e impone di risparmiare donne e bambini nonché i nemici disarmati o che si arrendano. Una raccomandazione religiosa che per il leader storico dei Talebani nasconde anche una strategia di propaganda: secondo i dati dell’Onu, infatti, nella prima metà del 2011 le vittime civili accertate sono state 1462, con un aumento del 15 per cento rispetto allo stesso periodo del 2010. I talebani, stando ai rilevamenti delle Nazioni unite, sono responsabili dell’80 per cento di queste morti.

La recrudescenza degli attacchi, nonostante l’inverno afgano sia ormai sul punto di iniziare, arriva in un momento cruciale per la vita politica del paese. Dal 2 novembre a Istanbul è in corso una conferenza internazionale sull’Afghanistan che coinvolge i paesi della regione e il presidente Hamid Karzai ha detto che entro la fine dell’anno le forze militari e di polizia afgane saranno in grado di garantire la sicurezza a metà della popolazione. Tra pochi giorni, il 16, si aprirà invece a Kabul la Loya Jirga, la grande assemblea tradizionale che riunisce oltre duemila rappresentanti di province, consigli locali, tribù, città e leader religiosi. I Talebani hanno annunciato attacchi contro la Jirga che secondo loro non ha nessuna legittimità perché addomesticata dal governo Karzai. A Bonn, inoltre, il 5 dicembre si terrà la seconda conferenza internazionale sul futuro del paese, a cui parteciperanno rappresentanti di una ottantina di paesi e organismi internazionali coinvolti nella ricostruzione dell’Afghanistan e nella missione militare internazionale, a due anni dalla scadenza per il ritiro delle truppe (fine 2014) indicata dalla Nato nel vertice di Lisbona dell’anno scorso.

Proprio la strategia militare in Afghanistan è stata oggetto di un incontro a porte chiuse avvenuto ieri a Washington tra il presidente statunitense Barack Obama e il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen. L’obiettivo, secondo le indiscrezioni filtrate sulla stampa Usa, è di arrivare al prossimo summit Nato (maggio 2012 a Chicago) con una strategia condivisa che non esclude, peraltro, la possibilità di accelerare il ritiro delle truppe statunitensi dalla prima linea, lasciandole solo in un ruolo di supporto alle forze afgane, la cui preparazione però desta ancora molti dubbi tra i vertici dell’Alleanza atlantica. Dubbi che il governo Karzai, in perenne deficit di credibilità, cercherà di superare negli appuntamenti internazionali e nazionali delle prossime settimane. Con la speranza che gli attacchi dell’Eid al-Adha siano gli ultimi prima dell’arrivo del generale inverno.

di Joseph Zarlingo

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