Silvio Berlusconi affronta oggi il voto parlamentare che potrebbe mettere fine alla sua ventennale esperienza politica. Ma prima ha pensato a sistemare i propri affari. A sentire i retroscena di Palazzo, anche nel Pdl molti si sono infuriati sapendo che ieri, mentre si propagavano le voci sulle sue dimissioni imminenti, il Cavaliere presiedeva ad Arcore un pranzo di famiglia sulle sorti delle sue aziende in relazione alle sue scelte politiche. In pratica, si dedicava alle “cose sue” citate da un irritatissimo Guido Crosetto nell’ormai celebre telefonata con il giornalista Franco Bechis. Che cosa conviene di più al gruppo Fininvest? Le dimissioni? La resistenza a oltranza? Di questo si sarebbe discusso a tavola. Sullo sfondo, l’eterno timore che, con il Cavaliere fuori da Palazzo Chigi, una nuova maggioranza politica possa mutare il panorama televisivo e, soprattutto, quello pubblicitario. Un pranzo di famiglia, mentre la situazione politica precipitava e anche  fedeli leghisti chiedevano il “passo indietro”, a l quale hanno partecipato i figli più coinvolti nelle aziende berlusconiane – Marina, Pier Silvio ed Eleonora – ma anche il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, l’avvocato Niccolò Ghedini, Bruno Ermolli, consigliere d’amministrazione di diverse società del gruppo comprese Fininvest e Mediaset, e l’amministratore delegato della Fininvest, Pasquale Cannatelli.

Poi la politica. Nel lungo vertice notturno a Palazzo Grazioli, spiegano alcuni dei presenti, si è ragionato sui possibili scenari e le possibili soluzioni per uscire dall’attuale situazione critica. Il premier Berlusconi, viene riferito, ha ascoltato i vari ragionamento dei big del Pdl, orientati per la maggior parte sulla convinzione che così non si può andare avanti. Lasciando la residenza romana del premier, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha spiegato: “Non abbiamo alcuna difficoltà ad affermare che il provvedimento sul rendiconto passerà”. Ma alla domanda, con quali numeri la maggioranza supererà l’appuntamento alla Camera, la Russa si è limitato a replicare: “Ogni giorno ha la sua pena”.

Berlusconi si è preso quindi una notte di tempo: vuole vedere e toccare con mano la consistenza della sua maggioranza. Ogni decisione, quindi, sarà presa dal presidente del Consiglio solo dopo il voto di oggi, sul quale pesa l’incognita dei ‘frondisti’ e la decisione dell’opposizione su un eventuale astensione. Dopo il voto, riferiscono sempre le stese fonti, Berlusconi incontrerà i vertici della Lega e poi riconvocherà lo stato maggiore del Pdl. A seconda di come andrà il voto sul rendiconto sono tre i possibili scenari: la maggioranza tiene e ha i numeri – come ha sostenuto fino a ieri lo stesso Berlusconi – per andare avanti; al contrario, non si raggiunge una quota sufficiente per la sopravvivenza ed allora Berlusconi potrebbe optare per la richiesta al capo dello Stato di dar vita ad un nuovo governo sempre targato centrodestra ma allargato magari ai centristi; oppure la soluzione cara alla Lega del voto anticipato.

Sul nuovo governo, tuttavia, fanno notare le fonti, bisogna valutare l’atteggiamento dello stesso Pdl, per il quale non è indifferente il nome dell’eventuale nuovo premier e resta sempre su questa ipotesi, il ‘nodo’ della Lega che ha ribadito anche oggi a Berlusconi stesso di volere le urne al più presto in caso di caduta. Su tutto, però, prevale la reiterata richiesta dei vertici del Pdl al premier di sbloccare una situazione non piu’ sostenibile, magari anche attraverso le dimissioni. I nomi che circolano sull’eventuale nuovo governo sono sempre gli stessi, anche se mescolati diversamente: per esempio, Gianni Letta premier e Mario Monti vice, e soprattutto superministro dell’Economia. Ma il nome di Letta pare indigesto a chi, tra centristi e Pd, vorrebbe una rottura più netta con il mondo berlusconiano.

In una intervista al Corriere della Sera, Roberto Antonione, che ha firmato, insieme ad altri 5 deputati la lettera degli ‘scontenti’ rivela: “Berlusconi mi ha invitato, ma io non ci andrò. Dice che i traditori li vuole guardare negli occhi, ma io non sono un traditore e una frase così non mi ha fatto piacere”. “Io – dice – non ho complottato” ma “ho fatto una scelta politica chiara. Non condivido il modo di agire del presidente e penso che andando avanti così possa fare ancora danni al Paese”. Per questo Antonione non voterà la fiducia: “Se si allarga la maggioranza sarò l’uomo più felice del mondo, ma se non avviene io non posso votarla”. Con Prodi, aggiunge, “non facevamo che tuonare contro di lui e ora la situazione è assai più seria e preoccupante di allora”. Al premier, ricorda, “abbiamo chiesto con grande trasparenza di guidare la transizione” ma lui “si è chiuso nel suo bunker”. Ora però “viviamo in una situazione kafkiana non più sostenibile” ed è “incomprensibile non guardare la realtà. Quando la casa brucia non vado a chiedere a quelli che portano acqua chi sono e da dove vengono”.

Gerardo Soglia da febbraio passato con i Responsabili, parla di un tentativo di avvicinamento da parte dell’Udc: ”Mi vogliono convincere a cambiare casacca? Almeno mi convochino, mi parlino”, spiega in una intervista a Repubblica. Sarà anche “un moscerino, un deputato mini” ma “il mio voto vale come quello di Casini e lo devono capire!”, commenta Soglia. In realtà, riferisce anche in una intervista al Mattino, di ‘abboccamenti’ ce ne sono stati due, uno anche da parte di “Santo Versace” che “vuole fare una formazione a sostegno di Udc e Futuro e libertà. E’ un imprenditore come me, abbiamo discusso a lungo, gli ho detto no”. Perchè “io voto Berlusconi e non tradisco”. Soglia però ribadisce che, come già ha detto al premier “è il momento di lasciare il passo. Ma lui ha detto no, non credo che sia lucido”.

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