Risollevare le sorti del Paese vendendo le case dei suoi abitanti. Succede a San Basile (Cosenza) nel cuore del parco del Pollino, piccolo centro da 1000 anime, di tradizione greco-ortodossa e lingua arbëreshë (minoranza etno-linguistica albanese, ndr). Ma grande serbatoio di idee utili per combattere il problema numero uno delle migliaia di piccoli centri sparsi nella nostra Italia: lo spopolamento. Come? Mettendo in vendita le case vuote di coloro che hanno lasciato il paese o si apprestano a farlo.
L’iniziativa si chiama “Una casa a San Basile”, è frutto dell’intraprendenza di una delle giunte più giovani d’Italia, guidata dal sindaco 30enne di centrosinistra Vincenzo Tamburi (lista civica San Basile futura, ndr) e si fonda su un principio: riempire le case vuote del paese. Per far ciò il Comune ha formato un gruppo di volontari che si occupano di censire e recensire tutte le abitazioni orfane dei loro proprietari, scattando foto degli interni e della zona in cui sono situate. Il tutto viene poi riversato sul sito internet che prende il nome dall’iniziativa stessa.
E il sito altro non è che il punto di ritrovo tra compratori e venditori, i quali sono ben contenti di affidare al Comune le sorti delle loro abitazioni in disuso, almeno per la fase iniziale. Sì, perché il Comune si occupa solo di pubblicizzare le case attraverso il sito e di mettere in contatto i possibili acquirenti con coloro che vogliono liberarsi della propria casa. Una volta stabilito il contatto tra le parti, il Comune si defila e la trattativa diventa privata, senza che l’ente ricavi alcun guadagno dall’opera di intermediazione.
Ed è lo stesso sindaco Vincenzo Tamburi a raccontare a ilfattoquotidiano.it il successo dell’iniziativa della sua giunta: ”Stiamo dando una scossa al paese ed è una gioia vedere in giro nuovi abitanti e vecchie case riabitate – dice il sindaco – al momento mi risulta che sia stata completata la vendita di 30 abitazioni, oltre a numerose altre trattative in corso. Inoltre sono arrivate a San Basile due giovani famiglie da Castrovillari (distante 5 km) che hanno trovato più conveniente comprare casa e stabilirsi qui in paese”. Dell’iniziativa ha scritto anche il Financial Times definendolo una “soluzione rivoluzionaria”.
La vera chiave del successo dell’iniziativa sembra essere il prezzo bassissimo delle abitazioni, che fa gola a tanti abitanti delle città abituati a ben altre cifre rispetto ai 3000 euro con i quali a San Basile si può comprare un’unità immobiliare composta da 5 vani seppur “da ristrutturare completamente”, come recita l’annuncio. Tuttavia si possono trovare tranquillamente abitazioni da 20/30mila euro in buone condizioni.
Sarà stato per questo motivo ma anche perché, come recita la reclàme del sito, “San Basile è un sito quieto e rilassante, in media collina, sotto le montagne e con vista sul mare”, che due famiglie provenienti da Firenze e Milano si sono trasferite stabilmente nel paese ai piedi del Pollino.
Il trasferimento in pianta stabile serve a scongiurare il pericolo di un turismo stagionale da “toccata e fuga”, con acquirenti non disposti a trasferirsi in paese per tutto l’anno, ma solo per qualche mese pronti a ripartire. O peggio ancora, si potrebbe verificare la nascita di Bed&Breakfast al posto delle vecchie case disabitate, acquistate soltanto per sfruttare un turismo di passaggio e facendo quindi fallire il piano di ripopolamento del paese.
Questa è la paura di Paolo, pensionato di San Basile, il quale ci racconta il suo malcontento per la piega che, a suo parere, ha preso l’iniziativa: “L’intelligente iniziativa dell’amministrazione era quella di riempire un paese ormai vuoto, ma in realtà stanno svendendo il paese a banche e faccendieri, rendendolo ancor più desolato. Chi compra – continua Paolo – ha mire ben precise e alcuni di questi stanno organizzando B&B. Bisognerebbe obbligare i compratori a divenire residenti”.
Sul punto però, il sindaco Tamburi non sembra preoccupato e anzi rilancia: “Ad oggi, l’80% dei nuovi compratori ha chiesto di diventare cittadino di San Basile e inoltre la scuola del paese, a rischio chiusura per il basso numero di iscritti, ha registrato un aumento delle iscrizioni”. Effettivamente come ci conferma il sindaco stesso, “sono stati aperti tre B&B, di cui uno da una famiglia proveniente da Salerno, ma sono arrivati anche due imprenditori dall’Islanda e dall’Olanda pronti a inaugurare un ponte di scambio tra i loro paesi e il nostro piccolo centro”.
L’entusiasmo del sindaco lo ritroviamo anche tra i giovani del paese come ci racconta Marco, 22enne universitario di Perugia, emigrato come tanti per studiare, ma soddisfatto dell’iniziativa che “innanzitutto consente di far risorgere il paese, attraverso la riabilitazione di molte case abbandonate e poi permette di incontrare gente nuova in paese”.