I dati sono inconfutabili. Ferrari vende sempre di più e riempie le proprie casse di quattrini. Nei primi nove mesi dell’anno il fatturato ha toccato 1,6 miliardi con una crescita di quasi il 20%. Eppure con i dipendenti lo scontro è sempre più acceso, con un contratto aziendale non rinnovato da più di tre anni e un futuro che appare sempre più incerto. “Il gruppo Fiat ha deciso di uscire da Confindustria – spiega l’rsu Matteo Parlati – e da gennaio non sapremo nemmeno più quale sarà il nostro contratto”. Una situazione che ha spinto i sindacati a dichiarare unitariamente prima 8 ore di sciopero ad ottobre, ora altre 40 da aggiungersi al già annunciato blocco degli straordinari.
“Ci stanno prendendo in giro”, dice Giordano Fiorani, segretario provinciale della Fiom di Modena. “Abbiamo chiesto un incontro più di un mese fa – spiega il sindacalista – e l’azienda ci ha proposto un tavolo di trattativa per fine novembre”. Da qui l’ultimatum dei sindacati: o Ferrari entro mercoledì accetterà di dare in tempi brevissimi risposte ai lavoratori, oppure si andrà alla guerra aperta con scioperi e blocco degli straordinari. “L’ultima volta abbiamo registrato un’adesione del 90% -dice Paolo Ventrella, rsu anche lui Fiom – E se ci obbligheranno continueremo così”.
“La verità – continua Fiorani – è che il problema non è la Ferrari, ma Marchionne. E’ lui che ha deciso di sacrificare tutti sull’altare della totale subordinazione dei lavoratori all’azienda”.
E intanto Ferrari continuare a vendere alla grande vetture da 300mila euro, ha in cassa una liquidità stimata di quasi 700 milioni, e se fosse quotata in Borsa potrebbe valere da sola 3,5 miliardi di euro. Tutta Fiat attualmente ne vale 5 e mezzo. Insomma la rossa di Maranello attraversa da tempo uno stato di grazia senza precedenti. Eppure, con la decisione del gruppo di uscire da Confindustria, anche per gli operai Ferrari potrebbero arrivare contratti sullo stile di quelli già applicati a Pomigliano e Mirafiori.
Un’eventualità che, se si dovesse concretizzare, vedrà tutti sulle barricate. “Hanno applicato quei contratti con la minaccia della chiusura, ci devono dire dove sta il problema in Ferrari”, attacca Fiorani che elenca uno ad uno i peggioramenti arrivati con i nuovi contratti voluti da Marchionne: più sabati obbligati in fabbrica, orari di lavoro più lunghi, malattia non pagata a certe condizioni, esclusione dei sindacati che non sono d’accordo. Quest’ultimo punto preoccupa in particolare la Fiom, che nei mesi scorsi ha affrontato una battaglia solitaria contro le decisioni della Fiat. “Se anche qui ci proveranno sappiano che non saremo da soli. A Maranello i sindacati si muovono e decidono assieme, e se questa sarà la strada di Fiat – conclude Fiorani – non potremo che metterci di traverso”.
di Giovanni Stinco