Nei primi nove mesi dell'anno una crescita attorno al 20 per cento: se l'azienda fosse quotata in borsa varrebbe quasi quanto l'intero gruppo Fiat. Eppure il clima tra azienda e oprai è logoro, di contratto integrativo non si parla e all'orizzonte si profilano nuovi scioperi
“Ci stanno prendendo in giro”, dice Giordano Fiorani, segretario provinciale della Fiom di Modena. “Abbiamo chiesto un incontro più di un mese fa – spiega il sindacalista – e l’azienda ci ha proposto un tavolo di trattativa per fine novembre”. Da qui l’ultimatum dei sindacati: o Ferrari entro mercoledì accetterà di dare in tempi brevissimi risposte ai lavoratori, oppure si andrà alla guerra aperta con scioperi e blocco degli straordinari. “L’ultima volta abbiamo registrato un’adesione del 90% -dice Paolo Ventrella, rsu anche lui Fiom – E se ci obbligheranno continueremo così”.
“La verità – continua Fiorani – è che il problema non è la Ferrari, ma Marchionne. E’ lui che ha deciso di sacrificare tutti sull’altare della totale subordinazione dei lavoratori all’azienda”.
E intanto Ferrari continuare a vendere alla grande vetture da 300mila euro, ha in cassa una liquidità stimata di quasi 700 milioni, e se fosse quotata in Borsa potrebbe valere da sola 3,5 miliardi di euro. Tutta Fiat attualmente ne vale 5 e mezzo. Insomma la rossa di Maranello attraversa da tempo uno stato di grazia senza precedenti. Eppure, con la decisione del gruppo di uscire da Confindustria, anche per gli operai Ferrari potrebbero arrivare contratti sullo stile di quelli già applicati a Pomigliano e Mirafiori.
Un’eventualità che, se si dovesse concretizzare, vedrà tutti sulle barricate. “Hanno applicato quei contratti con la minaccia della chiusura, ci devono dire dove sta il problema in Ferrari”, attacca Fiorani che elenca uno ad uno i peggioramenti arrivati con i nuovi contratti voluti da Marchionne: più sabati obbligati in fabbrica, orari di lavoro più lunghi, malattia non pagata a certe condizioni, esclusione dei sindacati che non sono d’accordo. Quest’ultimo punto preoccupa in particolare la Fiom, che nei mesi scorsi ha affrontato una battaglia solitaria contro le decisioni della Fiat. “Se anche qui ci proveranno sappiano che non saremo da soli. A Maranello i sindacati si muovono e decidono assieme, e se questa sarà la strada di Fiat – conclude Fiorani – non potremo che metterci di traverso”.
di Giovanni Stinco