E’ una Roma omertosa quella che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere Gavino Marongiu, detto Paolo, sotto inchiesta per usura, estorsione, lesioni personali aggravate. Una Roma di piccoli imprenditori, ristoratori, persone comuni che preferiscono il silenzio alla denuncia e di fronte alle forze dell’ordine ridimensionano minacce e tassi usurai. Per questo motivo, gli inquirenti hanno contestato a Marongiu anche l’esercizio abusivo della professione perché in alcuni casi non è stato possibile accertare l’usura, visto che le vittime giustificano i prestiti come un sostegno offerto da un amico. I dati parlano chiaro il fenomeno dell’usura nella capitale è sottodimensionato, non ci sono denunce, ma la rete degli strozzini cattura ogni anno centinaia di persone nel silenzio generale.
L’inchiesta iniziata dalla segnalazione di un imprenditore lombardo ha rivelato un sistema di prestiti con tassi usurai che arrivavano fino al 1090% l’anno. In 15 mesi gli investigatori hanno accertato almeno 25 soggetti finiti nella rete di Marongiu. L’operazione eseguita dal comando provinciale e dal nucleo di polizia tributaria di Roma della Guardia di Finanza, guidata dal colonnello Virginio Pomponi, su ordine della Procura capitolina (pm Francesco Minisci), ha portato in cella Marongiu, già noto alle cronache criminali ribattezzato l’uomo dei fuochi perché coinvolto in diversi incendi finiti in tragedia. “In questi episodi passati è stato assolto – hanno spiegato le fiamme gialle in conferenza stampa – ma bisogna sottolineare che in un procedimento alcuni testimoni hanno ritrattato la propria deposizione”.
Sequestrati beni per 4 milioni di euro, tra questi una ferrari, gioielli, appartamenti e conti correnti bancari. Marongiu non amava le mezze misure, le sue vittime venivano minacciate. In un caso ad un usurato è stato rotto il setto nasale per non aver saldato il debito. Le intercettazioni raccontano il personaggio e la caratura criminale. Uno degli usurati sconvolto dalle minacce, dalla violenza fisica fugge da Roma. Insultato al telefono è costretto a recarsi a casa del ‘bassetto’, altro nome del Marongiu. “Lo stesso – scrive il Gip Giovanni De Donato – ne usciva dopo pochi minuti con fare dolorante, tenendosi le mani sul volto”. Marongiu, come emerge dal referto medico, gli aveva spaccato il naso. Le sue vittime gli danno del lei, lui le umilia e minaccia. Ecco una carrellata del ‘bassetto’ pensiero. Marongiu dice a una vittima: “Sei una caccola, una merda, sei sempre il solito pezzo di merda”. A un altro: “ Ti taglio la testa” oppure “ Ti buco l’occhio”. Un testimone, tra i pochi, racconta: “Anch’io sono stato pugnalato diverse volte e da ultimo ad una coscia dal Marongiu, nel 2008, perché ho ritardato nei pagamenti. La pressione psicologica che procura il Marongiu nelle sue vittime è talmente forte da obbligarle ad essere i suoi schiavi”. E’ il Gip a raccontare la Roma che non ha accesso al credito e alimenta lo strozzinaggio: “ Le modalità adottate dall’indagato sono quelle tipiche del sempre più grave e dilagante fenomeno dell’usura ( spesso schermata dall’esercizio abusivo del credito)”.