L'ex assessore appende al chiodo la casacca azzurra e si dimette anche da consigliere provinciale. Per quelle telefonate - che lui ha sempre sostenuto siano errore della Telecom - è stato condannato a un anno e sei mesi. "Ora la verità è venuta a galla, mi hanno incastrato"
A scatenare le ire dell’ex assessore comunale alle politiche scolastiche, sono state le dichiarazioni pubbliche dell’ex direttore generale del Comune di Parma, Carlo Frateschi, che ha affermato che tutto lo scandalo per le bollette e i collegamenti “hard” effettuati dal cellulare di Lavagetto sarebbe stato scatenato dai suoi stessi colleghi di partito per farlo fuori politicamente durante le elezioni provinciali: i 91mila euro infatti – dice l’interessato – erano frutto di un errore di fatturazione Telecom, ma erano una “ghiotta occasione” per farmi Lavagetto. Che comunque per quell’episodio è stato condannato in tribunale.
“Dichiarazioni pesanti, con tanto di nomi e cognomi dei vertici del Pdl – prosegue Lavagetto -. Che però non sono mai state smentite, né ufficialmente né attraverso contatti personali. Quindi, chi tace acconsente”. Non che l’astio ne suoi confronti palesato dal suo stesso partito sia una scoperta degli ultimi giorni: “Tutta la mia carriera politica a Parma è stata strana e c’era qualcosa che non tornava – conferma Lavagetto -. E’ tutto iniziato quando mi sono dimesso dalla gara per la partecipata Engioi: li ho iniziato ad essere osteggiato politicamente. Quando ho deciso di candidarmi per le provinciali, poi, era chiaro che politicamente volevano boicottarmi: sia il Comune di Parma, e quindi il sindaco e la sua coalizione, sia i vertici del Pdl locale, che non mi hanno mai sostenuto in campagna elettorale. Anzi. Guarda caso, tutta la bufera sulle bollette, di cui inizialmente non ero stato nemmeno avvisato, è iniziata due giorni dopo le dimissioni per Engioi. E la situazione è peggiorata dal momento in cui mi sono dimesso come assessore per correre alle Provinciali. Però una cosa è essere boicottato politicamente, fa parte del gioco, ma un’altra è essere attaccato personalmente. A causa di queste bollette gonfiate, che ora si scoprono pilotate, che mi ero addirittura offerto di pagare di tasca mia per non gravare sulle spese comunali, non solo sono stato condannato in primo grado, ma è stata accusata la mia famiglia, mia moglie, mia figlia e la mia persona. Stiamo pagando tutti in modo personale. Mi auguro che gli inquirenti vorranno valutare questo fatto dal punto di vista giuridico. Io intanto lo valuto dal punto di vista umano e me ne vado da questo partito: queste persone per me non hanno più credibilità”.
Ma Lavagetto non ha intenzione di abbandonare la politica. Anzi, vuole concentrare tutte le sue forze su un nuovo progetto: “Io credo in quello che faccio, e non lo abbandonerò dando soddisfazione a chi mi vuole boicottare”. L’obettivo dell’ex assessore è quello di ritornare in Comune: “Mi metto a disposizione, con tutta la mia esperienza, di chi vuole sviluppare un progetto per risollevare la città. Al giorno d’oggi vedo proprio questo: la mancanza di un progetto preciso per il futuro di Parma, che raccolga adesioni dei partiti. Mi sembra invece che si stia facendo il contrario: si raccolgono le adesioni e poi si vede cosa si può proporre. Non la penso così. Serve una figura carismatica, un leader che faccia proposte. Ma al momento non c’è una figura tale nella politica parmigiana: apprezzo gli sforzi che sta facendo Teresa Guarnieri, ma non condivido la sua alleanza con il Pd, un partito che non riconosce la sua storia. Non ne faccio una questione di bandiera politica, che non mi appartiene più, ne faccio un discorso di progetti chiari e precisi, che ora mancano. La città non ha bisogno di scontri ideologici, ma di una persona in grado di compere scelte, anche difficili, che possa contare su un gruppo solido e serio”.