La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’ultimo tavolo di trattativa tra sindacati e azienda. Con i rappresentanti della Bonfiglioli, racconta la Fiom, che si sono presentati alle 10 e 45 di mattina per andarsene alle 11 meno 10. Cinque minuti necessari solo a ribadire la decisione unilaterale dell’azienda di spostare le attività produttive di due stabilimenti bolognesi del gruppo a Vignola, nel modenese. E insieme ai macchinari se ne dovranno andare anche 90 operai, attualmente in cassa integrazione (terminerà a dicembre) insieme agli altri 50 lavoratori della sede di Lippo di Calderara.
Per questo domani sciopereranno per 8 ore tutti gli stabilimenti del gruppo, e quindi Calderara di Reno – dove ci sarà anche un corteo, Lippo, Sala Bolognese e la stessa Vignola. Venerdì invece una delegazione porterà l’indignazione degli operai della Bonfiglioli nei cortei che gli indignados bolognesi stanno organizzando in città, in occasione della mobilitazione internazionale dell’11-11-11.
Motivo della mobilitazione la rottura delle trattative tra azienda e sindacati. Da due settimane gli operai hanno creato dei presidi che giorno e notte controllano i cancelli delle fabbriche del gruppo per impedire che macchinari, impianti e semilavorati siano portati via, magari nottetempo. “Ci hanno provato un venerdì sera ma ce ne siamo accorti – racconta un operaio – da allora non lasciamo mai i cancelli”. Il timore dei lavoratori è che puntando solo sulla razionalizzazione e sul contenimento dei costi venga sacrificata l’occupazione degli stabilimenti bolognesi.
Secondo la Fiom, lo sciopero di domani è una mossa obbligata “per spingere l’azienda a riaprire il tavolo e a dare risposte soddisfacenti”. Gianni Scaltriti, segretario regionale della Fiom, ricorda come le discussioni sul rinnovo del contratto e sul piano industriale stiano andando avanti da oltre un anno e mezzo ma senza risultati. Anzi. “L’azienda finora si è comportata in maniera strumentale, ad esempio sospendendo le trattative dopo l’avvio del presidio a Calderara”. “Mentre trattavano con noi continuavano a portare avanti i loro piani come se nulla fosse – spiega l’rsu Fiom Giamplacido Ottaviano – e poi c’è la questione del contratto integrativo, scaduto da due anni”. Con la giornata di domani le ore di sciopero già attuate dagli operai saranno in tutto 80.
La Bonfiglioli, leader nel mercato eolico mondiale con una share del 30%, dopo gli stabilimenti in India, Vietnam e Slovacchia, ha intenzione di aprirne uno nuovo a Trento, con 80 operai. “L’abbiamo saputo dai giornali, l’azienda non ci ha nemmeno informato – ha denunciato un lavoratore – Noi non siamo contrari, a patto che non comprometta le produzioni già avviate”. Intanto la vicenda della Bonfiglioli è già arrivata sul tavolo della Regione. L’assessore alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli ha detto al sindacato di avere già avviato una pratica.
Lo spettro per tutti gli operai resta però quello di una futura e graduale delocalizzazione all’estero, magari mascherata da razionalizzazione produttiva. E dopo tutto le recenti parole della presidente del gruppo, Sonia Bonfiglioli, non hanno di certo aiutato. “La spinta all’internazionalizzazione ce la diedero i sindacati”, ha raccontato a Delhi all’inviato del Sole 24 Ore. “Negli anni 80 ci fu una dura vertenza sindacale che bloccò le merci – ha spiegato la figlia del fondatore – Quando si trattò di fare un nuovo investimento puntammo su un paese estero”.
di Giovanni Stinco e Giulia Zaccariello