Cultura

Viva l’alluvione, se caccia i rom

Nell'esultanza del leghista Cavallotto perché la pioggia ha distrutto il campo lungo la Stura, c'è il razzismo di quegli italiani che rivolgono il loro odio non ai mafiosi, o ai corrotti, ma solo agli zingari

di RQuotidiano

Da alcuni anni abbiamo in casa un partito fortemente ostile al nostro paese, e il cui scopo è la secessione dall’Italia: la Lega Nord per l’indipendenza della Padania. Sta in una contea inesistente dai confini inesistenti, immaginaria come la Cacania di L’uomo senza qualità di Robert Musil, che è il regno della fantasia. Nel loro caso una fantasia limitata, ma sufficiente a creare altre fantasie. Li ispirano le teorie razziali che in Italia ebbero fortuna durante il fascismo, e in un paese come il nostro, che risulta da una mescolanza di popolazioni della nostra lunga storia (pre-romani, romani, etruschi, normanni, arabi) pretenderebbero di essere una razza a parte, discendenti dai mitici celti. Da questi hanno preso simboli anch’essi mitici con i quali hanno sostituito i veri simboli nazionali; insultano la nostra bandiera e chiamano “terroni” gli altri italiani.

E come i presunti celti vorrebbero essere biondi e con gli occhi azzurri, ma sono smentiti dal loro stesso soma. Sono piuttosto bellicosi, e più di una volta hanno minacciato di prendere le armi e di invaderci. Cosa che ovviamente non possono fare perché noi siamo qualche milione e loro una sparuta minoranza, e una cosa del genere gli andrebbe male. Gli episodi di intolleranza verso coloro che considerano “stranieri”, nelle loro zone sono frequenti, ma hanno mano libera su tutto il territorio italiano. Per un paradosso, tre di loro sono stati nominati ministri, e uno di essi, ministro degli Interni, Roberto Maroni.

L’Italia è l’unico paese al mondo i cui affari interni sono gestiti da un ministro che non si considera appartenente al proprio paese. Ma c’è poco da ridere, perché il ministro Maroni, pur considerandosi straniero in Italia, ha messo in opera dure misure contro gli stranieri in Italia. La più feroce è stata, in accordo con il defunto dittatore Gheddafi, il cosiddetto “respingimento in mare” delle persone che fuggivano dalla Libia o dai paesi vicini, da altri dittatori amici del presidente Berlusconi. I “respingimenti” erano operati con il cannone o la mitragliatrice, con imbarcazioni italiane e militari italiani al comando di ufficiali libici.

Pare che il fondo del Mediterraneo di fronte a noi sia un tappeto di cadaveri. Il ministro leghista ha rivolto particolare ostilità ai rom, arrivando a violazioni del diritto internazionale che ci hanno attirato perfino il biasimo dell’Onu. La più clamorosa è una schedatura dei campi rom fatta dalla polizia con il rilevamento delle impronte digitali dei bambini. Il sentimento di xenofobia dalla Lega Nord si è diffuso rapidamente come una malattia, contagiando la popolazione, come è sempre successo nella storia. E una parte degli italiani rivolge il proprio odio non ai mafiosi, ai corrotti, ai gangster, ai faccendieri, agli evasori fiscali, alle associazioni segrete che mirano a scardinare le istituzioni democratiche della repubblica, ma ai rom.

Cioè, a una minoranza etnica ridotta allo stremo, alloggiata in povere baracche di campi spesso privi di acqua e di corrente elettrica, verso la quale l’Unione Europea raccomanda una serie di misure di protezione, come si fa con le creature in estinzione (e in effetti lo sono). Ma in un’Europa che solo pochi anni fa ha bruciato nei forni nazisti sei milioni di ebrei e circa (le stime sono difficili) 800mila zingari e 500mila omosessuali, in Italia, che al genocidio dette il suo valido contributo, in questo ventennio di berlusconismo si teme e si odia più lo zingaro che il mafioso, il camorrista o lo stragista.

Così, anche da parte delle amministrazioni comunali, sono cominciati gli “sgomberi” (questa la gentile parola) dei campi rom. Ma gli “sgomberi” si sono estesi a macchia d’olio. E’ che spesso le aree comunali dove sorgono i campi sono terreni di costruzioni appetibili. Ed ecco che in questi giorni di terribili piogge, di disastri, di morti, di tragedie come a Genova, alle Cinque Terre e altrove, ci giunge il pensiero solidale dell’onorevole Davide Cavallotto, deputato della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania. L’on. Cavallotto ha in uggia un campo rom di Torino lungo lo Stura perché è “abusivo”.

In Italia il presidente del Consiglio ha ricevuto decine di sindaci che hanno devastato il paesaggio con migliaia di costruzioni abusive, e “condona”. Ma il piccolo campo abusivo, che il sindaco di Torino non ha il cuore di sgomberare, non si tollera: dà molto fastidio all’on. Cavallotto. Ma, fortunatamente piove, arrivano questi alluvioni mostruose che devastano il paese. Il campo rom lungo la Stura è in pericolo, gli abitanti se ne devono andare per forza. L’onorevole Cavallotto esulta: finalmente, dice, la pioggia è riuscita laddove non è riuscito il sindaco Fassino. Evviva le alluvioni, dunque, se servono a cacciare i rom. Forse l’immunità parlamentare ha dato talmente alla testa ai nostri deputati che si credono immuni perfino dai disastri naturali.

L’on. Cavallotto, non ha capito che se piove sui rom piove anche sugli onorevoli. Stiamo sotto lo stesso cielo, e al cielo non si comanda, e neppure alla divina provvidenza. Magari lui ha una casa in collina, e si sente al riparo dall’acqua. Ma ci sono sempre le frane, gli smottamenti, i crolli. Quando diluvia è pericoloso, e poi non sai mai da dove la bomba d’acqua spunta, neppure in collina. Così incerto e fragile è il nostro stare su questa crosta del mondo, la Terra è stanca e anche i cieli sono avversi. Tragica è l’epoca. Troppi i morti che ci circondano, troppe le carestie, la fame, i massacri. Almeno ci siano risparmiate le bestemmie.

di Antonio Tabucchi

da Il Fatto Quotidiano del 9 novembre 2011

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