Quando sento il leader del principale partito di opposizione chiedere al premier di fare un passo indietro, non posso fare a meno di pensare che un passo indietro dovrebbero farlo anche tutti i parlamentari all’opposizione per dare un segnale di effettivo cambiamento e di doverosa assunzione di responsabilità.
La favola della parte politica migliore dell’altra non convince più nessuno mentre è certo che, sia pure con responsabilità inferiori a quelle di chi ha governato, l’opposizione tutta abbia una propria responsabilità politica per aver consentito così a lungo che la gestione del Paese fosse in mano a una classe dirigente così squalificata e squalificante.
Se la prospettiva è quella di andare a votare d’inverno con questa legge elettorale, l’ultimo affronto che mi sento di sopportare è quello di ritrovare le stesse facce impunite dei parlamentari dell’opposizione che si ripropongono agli elettori, in compagnia degli immancabili transfughi che hanno fiutato il vento, esaltati dall’aspettativa della vittoria facile. Niente ricambio? Niente voto! Le persone per bene, pur presenti, hanno ampiamente dimostrato la loro impotenza.
Il principale partito italiano, quello dell’astensione e dell’indignazione, deve fare un calcolo utile per il Paese: sfidare i rigori dell’inverno e incanalare verso le migliori alternative praticabili, quelle dei movimenti o anche di qualche partito minore, il proprio consenso per dare un segnale forte che condizioni la partitocrazia di destra come di sinistra.
Chi ha la capacità di capire ha poi la responsabilità di agire efficacemente. La politica non è come lo sport: l’importante non è partecipare, ma vincere. Non è possibile che in Italia ci sia bisogno sempre di un ventennio per imparare la lezione!
E la lezione da imparare oggi a memoria è che bisogna ripristinare il primato della politica sull’economia e dell’etica sulla politica nel senso che non qualunque modo di conseguire profitti oppure di raccogliere il consenso può essere inteso di per se stesso legittimo e legittimante. E non è lezione che i politici presenti in Parlamento sembrano aver capito: vanno perciò rimandati a casa per far spazio a forze più giovani, anche anagraficamente, e meno corrotte.