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Gli indignati d’America, i morti e i bivacchi chiusi

Gli indignati d’America, i militanti anti Wall Street che bivaccano da settimane in numerose città dell’Unione, sono stati invitati a evacuare nel week-end i loro accampamenti in diversi Stati, dopo che litigi e incidenti hanno fatto almeno quattro morti in pochi giorni. Il movimento Occupy, nato a New York in settembre, sulla scia di quello degli indignados spagnoli, avverte l’usura di un’azione senza sbocchi e si scontra con l’inclemenza della stagione. In molte località Usa, l’inverno è ormai nel pieno e pernottare all’addiaccio nei parchi quando il termometro va giù non è agevole, specie in installazioni le cui condizioni vanno deteriorandosi con il passare del tempo. E, poi, in America, il germe della violenza è sempre in agguato: c’è ovunque gente in giro armata e che reagisce alle provocazioni sparando. Sindaci e polizia colgono, certo, il pretesto degli episodi per ‘sbaraccare’ situazioni scomode e inconsuete, ma la cultura del Far West mal s’accomuna con la protesta civile.

Ironia e creatività, che sono le ‘armi’ con cui gli indignati mediterranei tendono ad affrontare problemi e difficoltà, non sono il forte degli americani. E così Occupy deve letteralmente ‘levare le tende’, mentre in Italia il movimento, passata la bufera degli scontri e delle devastazioni con cui i black bloc avevano ‘dirottato’, a metà ottobre, una manifestazione a Roma, sciorina striscioni contro le sedi di BankItalia e di istituti di credito a Venezia e Trieste, a Genova, Bologna e Firenze, mentre a Roma organizza una Fiera dello Studente in piazza e a Napoli se la prende col “governo tecnico targato Bce” prima ancora che ci sia.

Resta da vedere se gli ordini di evacuazione negli Stati Uniti saranno rispettati; gli anti Wall Streeet hanno seguito e il rapper Jay-Z ha appena lanciato una linea di magliette a loro sostegno. Ma certo le cronache dell’ultima settimana sono tragiche. A Oakland, in California, un uomo è stato colpito da una pallottola vicino al campo degli attivisti: per la stampa, l’omicidio sarebbe avvenuto durante un violento litigio scoppiato tra gruppi di manifestanti, mentre il movimento sostiene che lo scontro è avvenuto tra persone estranee alla protesta. Ma per il sindaco Jean Quan l’incidente è la prova che “l’accampamento deve essere smantellato”.

A Burlington, nel Vermont, un uomo è morto per un colpo di pistola alla testa: la vittima è un ex militare di 35 anni. Potrebbe trattarsi di suicidio, ma intanto la polizia ha isolato la parte del parco dove si trovava il bivacco e ha stabilito che non sarà più possibile pernottare nell’area. A Salt Lake City, nello Utah, un uomo è deceduto nella sua tenda per un mix letale di un’overdose di stupefacenti e di un’intossicazione da monossido da carbonio. Infine, un uomo di 53 anni è stato trovato cadavere nella sua tenda a New Orleans, in Lousiana, forse colto da un malore.

Anche le autorità di Portland, nell’Oregon, dove non ci sono stati decessi, hanno ordinato la chiusura dell’accompamento, auspicando che la protesta possa d’ora in poi concentrarsi “sulla giustizia economica e sociale” e non sull’organizzazione di bivacchi di fortuna.