Se ne sono accorti i giornalisti della redazione bolognese di Repubblica intorno alle 22.40. Sotto la sede del giornale di via Santo Stefano erano stati appesi sedici manifesti. Formato A3, riproducevano una copertina dell’Espresso, ma la foto era quella di un cronista del settimanale, Lirio Abbate, che una settimana prima aveva firmato un’inchiesta sul mondo anarchico bolognese e sulle indagini aperte dalla procura della Repubblica del capoluogo.

Il tutto era accompagnato da frasi ingiuriose nei confronti del giornalista e da minacce di ritorsioni. Inoltre una porzione di muro accanto all’ingresso era stato imbrattato. Appena i cronisti di Repubblica si sono accorti di quanto era accaduto, hanno avvertito la Digos, ma se si è potuto staccarli e acquisirli, nulla da fare invece per eventuali rilievi sull’imbrattamento, dato che era già stato lavato. Ma sulla matrice di quanto avvenuto in via Santo Stefano e nella redazione centrale del settimanale sembrano esserci pochi dubbi. Tanto che in tarda mattinata il comitato di redazione dell’Espresso ha diffuso un comunicato.

In esso il cdr del settimanale (al quale si aggiungono anche i colleghi del Fatto Quotidiano) “esprime solidarietà al collega Lirio Abbate, inviato del settimanale, che la scorsa notte a Bologna è stato oggetto di inaccettabili intimidazioni: manifesti con la foto del giornalista e frasi minacciose sono stati affissi sotto la sede della redazione di Repubblica a Bologna. Siamo fiduciosi che le indagini avviate dalla Digos possano accertare rapidamente gli autori del gesto”.

Abbate, che negli anni ha firmato numerose inchieste che gli sono costate intimidazioni di origine eterogenea, comprese quelle mafiose ai tempi dell’Ansa in cui è stato messo anche sotto scorta, la settimana scorsa, prima dell’uscita del servizio era stato a Bologna. In procura, in piazza Trento e Trieste, aveva incontrato il pubblico ministero Morena Plazzi, titolare di indagini sul mondo anarchico cittadino a iniziare da incursioni alle sedi cittadine dell’Ibm e dell’Eni della primavera scorsa. Ne erano seguiti arresti con accuse di associazione a delinquere e perquisizioni a cui si erano aggiunti, nel corso dei mesi, accertamenti a carico di esponenti dei circolo anarchici coinvolti nelle manifestazioni in Val di Susa e ancora in città.

Gli stessi giornalisti della redazione bolognese di Repubblica erano stati oggetto di un episodio analogo dopo le inchieste di primavera. E nei siti e blog legati ai circoli cittadini nei giorni scorsi era rimbalzata la voce dell’inchiesta di Abbate. Tanto che in alcuni post era stato scritto che “il ritratto di chi lotta contro gli orrori del capitalismo sta assumendo contorni diversi. Dopo gli scontri di Roma del 15 ottobre, l’idea che chi si oppone con la violenza alla violenza delle autorità sia portatore di una rabbia cieca e senza idee sembra essere il nuovo leit-motiv che accompagnerà l’operato dei giornalisti di regime d’ora in avanti. Il tentativo più evidente e sfacciato in questo senso è l’articolo apparso recentemente sul settimanale L’Espresso, a firma di Lirio Abbate, prontamente ripreso dalla trasmissione ‘I fatti vostri (appunto!!) di Rai2”. Dalle parole vergate su web, ieri sera si è passati a quelle con cui sono state tappezzate i muri di via Santo Stefano con relative minacce. E su questo fronte si sta indagando.

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