Direte che esagero: ma ci sono dettagli che ci dicono in modo irrefutabile (termine usato per la prima volta da quelle due simpatiche macchiette di George Bush padre e dal suo sodale Dick Cheney) che liberarci dal pessimo gusto (vabbè, è una modo di dire) di cui B. ha impregnato l’Italia non sarà facile.
Il dettaglio è questo. Mi siedo sul divano ad attendere che inizi Servizio pubblico, di cui sono sostenitore della prima ora. Scelgo Sky per comodità di telecomando. La giornata è stata tremenda il giusto e sul vassoio posato sulle mie ginocchia c’è il consueto piatto pronto. Poi davanti ai miei occhi si verifica il fatto. Un fatto liquido, per la verità. In onda passa uno spot pubblicitario di un dentifricio il cui marchio mi era sconosciuto prima e dopo la visione dello spot il mio cervello l’ha prontamente rimosso.
Mentre la forchetta sta portando verso la bocca un tortello alla ricotta, sulla mia persona si abbatte lo slogan: “Se quando ti lavi i denti c’è del sangue, pensaci”. La frase non è testuale ma mi perdonerete perché lo choc per quanto visto dopo, oltre a far cascare il tortello nel piatto e lasciare spalancata la mandibola, mi ha evidentemente bloccato i neuroni. Lo schermo si sdoppia in due: nella parte di destra, che chiameremo A, si abbatte sul lavandino televisivo uno sputo di saliva e dentifricio: su quella sinistra, che chiameremo B, uno sputo di saliva, dentifricio e sangue.
Quasi non ci credo e dunque mi concedo il lusso di guardare meglio: la scena è proprio così come l’ho descritta. La voce fuori campo, ovviamente e con spirito di servizio, invita gli astanti (e con un crescendo gaberiano immagino in quel momento centinaia di cittadini cenanti che s’inviperiscono, lanciano lo spaghetto dalla finestra, scappano in bagno, lodano tutte le divinità di cui sono a conoscenza) a osservare bene la differenza: perché se la loro scena quando si lavano i denti coincide con il quadro “B” allora bisogna istantaneamente volare in farmacia per porre rimedio al dissanguamento.
A parte la mia cena andata in malora mi interrogo sullo stridore che una pubblicità del genere giusto prima di Santoro e programmata all’ora di cena (peraltro in linea con innumerevoli campagne pubblicitarie su incontinenze femminili) può provocare: ma poi raggiungo la consapevolezza che, in fondo, per introdurre una puntata sullo sfacelo italiano non ci sarebbe potuto essere nulla di meglio che quel piccolo, sanguinolento esempio vibrante sull porcellana del lavandino.
Da ieri ho un certezza: apparteniamo, ahinoi, al quadro di destra. Il quadro B. appunto. Ma non credo che per guarire basterà un dentifricio.