Nemmeno il tempo di un caffè in Piazza Garibaldi che la neocommissaria prefettizia di Parma Anna Maria Cancellieri deve correre a Roma.
Una notizia che non sfugge ai ben informati sulla composizione del nuovo esecutivo tecnico di Mario Monti e che viene data per molto probabile: la Cancellieri è in predicato di occupare il ministero degli Interni lasciato vacante appena ieri dal leghista Maroni.
Il nome della lady di ferro circolava già da qualche giorno e per la corsa al Viminale era saltato fuori insieme a quello dell’ex prefetto di Roma, Carlo Mosca. E nel gioco delle quote rosa, in un governo che si preannuncia molto al maschile, l’inserimento della ex prefetto in pensione potrebbe riequilibrare i numeri della compagine in chiave di pari opportunità.
Anna Maria Cancellieri, romana, 77 anni, dopo essere stata prefetto in città come Vicenza, Bergamo, Parma, Genova, nel febbraio del 2010 aveva preso in mano le redini del Comune di Bologna, commissariato dopo le dimissioni, seguite allo scandalo Cinzia gate, del sindaco Flavio Delbono.
Quando poi il commissariamento del capoluogo emiliano si è protratto per più di un anno, la Cancellieri è entrata a far parte della politica bolognese a tal punto che è stata proposta come candidata sindaco da quell’Udc casianiana in cerca di un nuovo jolly alla Guazzaloca, lontano dalle segreterie di partito.
Ed è proprio dall’ambito partitico che, paradossalmente, il nome della Cancellieri prende quota per la guida del ministero degli Interni. Se il governo Monti che succede a quello Berlusconi è tecnico e i suoi ministri non devono essere rappresentanti di partito, il voto per il nuovo esecutivo passerà dal Parlamento, quindi dai famigerati partiti, come quell’Udc di Casini che sembra essere rifiorita dopo l’addio del vecchio premier e che preme per avere qualche nome grosso di tecnico “orbitante” nell’area cattolica moderata.
Sempre da quest’area, spunta un altro nome papabile per un ministero nell’esecutivo Monti come quello di Stefano Zamagni: economista di area cattolica, già dirigente ministeriale nel secondo governo Prodi, anche lui professore universitario prima a Bologna e poi alla Bocconi di Milano.
(d.m.)