Ma ce ne siamo davvero liberati? Manifestazioni di gioia a parte, in questa “splendida giornata di sole” per dirla con un Mario Monti con i motori già caldi per fare un ingresso trionfante a palazzo Chigi in tempi record, non sono pochi quelli che si chiedono se veramente il Ventennio a colori è finito e se possiamo archiviare serenamente la pagina del berlusconismo.
A giudizio di chi scrive, Berlusconi resta ancora molto pericoloso. Perché questo periodo di tempo che il governo Monti impiegherà per risanare il Paese (sarà lungo o breve, questo lo si vedrà) gli servirà per ricompattare il suo partito e i suoi parlamentari e ritentare, per l’ennesima volta, di riconquistare quello che ha appena perso: il potere.
E non è solo una questione legata alla sua salvaguardia giudiziaria o a quella delle sue aziende, proposta indecente che ieri avrebbe fatto a Monti nel simbolico passaggio di consegne a palazzo Chigi all’ora di pranzo. Il Cavaliere non può stare senza comandare – e questo chi lo conosce lo sa molto bene – ma soprattutto questa volta (come alcuni dei suoi più autorevoli famigli si sono subito affrettati a sottolineare) ha fatto il passo indietro richiesto dai mercati, dal paese e dal Capo dello Stato, ma la maggioranza numerica alla Camera, e ancor più al Senato, è tutt’ora saldamente nelle sue mani.
Insomma, non se n’è andato perchè sfiduciato da un voto parlamentare, ma solo perchè pressioni esterne hanno indotto parte dei suoi uomini a piegarsi anzichè resistere. Lui li ha chiamati “traditori”, ma non c’è dubbio che in cambio di una promessa di ricandidatura certa questo “tradimento” si ricomporrebbe subito. E tutto tornerebbe come prima.
L’asse con la Lega, poi, non si è affatto spezzato, è solo momentaneamente interrotto. E come ha detto ieri, con rabbia lucida ai suoi fedelissimi, questo governo tecnico Monti “lo buttiamo giù quando vogliamo”. I numeri, d’altra parte, sono ancora tutti dalla sua parte e il governo Monti, senza il Pdl, semplicemente non c’è.
Il Paese, adesso, è senz’altro saturo di Berlusconi e berlusconismo – ragionavano anche ieri alcuni dei famigli a Montecitorio, rimuginando sul futuro – ma tra qualche mese, anche pochi, dopo che Monti avrà messo le mani pesantemente in tasca agli italiani imponendo quelle misure economiche draconiane in nome della permanenza in Europa e sotto l’egida della Bce, forse comincerà a ripensare che il Cavaliere non era poi così male.
“C’è tutto un popolo che ancora ci voterebbe – diceva ieri un insolitamente pacato Carlo Giovanardi – e dobbiamo solo attendere; lasciamo che Monti svolga il suo ruolo, che sia lui a sporcarsi le mani, poi verrà il tempo in cui anche agli italiani sarà chiaro che viviamo ormai in Paese a sovranità limitata e a qualcuno verrà voglia di riprendersi l’Italia”. E Berlusconi, questo il sottinteso dell’intero ragionamento, sarà lì.
Chi frequenta da tempo da vicino il Cavaliere, sa che è in lavorazione un nuovo partito, un nuovo nome (che non è Forza Gnocca, ma potrebbe tornare Forza Italia) e un nuovo slogan con il quale, a tempo debito, ma non lontano, darà l’assalto alle urne per “Riprendersi l’Italia”. Ci rimetterà la faccia un’altra volta, anche se non sarà più candidato premier ma solo “padre nobile” della nuova formazione politica di centrodestra moderata. Un ruolo da cui potrà muoversi più agevolmente, ma che non lo renderà di certo meno “pericoloso”.
L’aver dato il via libera al sostegno del governo Monti è il primo passo verso questo nuovo percorso, che passerà anche attraverso un’adeguata ripulitura dell’immagine, processi permettendo e bunga bunga comunque alle ortiche. Il Parlamento, nel frattempo, diventerà un laboratorio politico in vista delle urne, perchè il passaggio di consegne a palazzo Chigi ha sancito anche questo, ossia l’inizio della campagna elettorale.
Casini, è noto, mira al Quirinale, il Pd al prossimo governo politico del Paese, la Lega a riprendersi il territorio e il popolo padano perduto; ci sarà Maroni a fare da apripista. Insomma, festeggiamo pure, ma attenzione: il Caimano non è affatto morto, è solo sepolto male.