Un’Europa molto all’italiana, oscura e pasticciona nel migliore dei casi. E’ quella tratteggiata da alcuni insegnanti francesi, che la scorsa estate hanno partecipato al concorso per la selezione del personale della Scuola europea di Parma. Con un durissimo j’accuse, ora, i docenti d’oltralpe si rivolgono con una lettera al ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, anche se formalmente decaduta, denunciando “la totale mancanza di informazioni e trasparenza (…). La direzione della scuola – aggiungono – a nostro avviso è semplicemente in malafede”.
Pur avendo superato con voti altissimi l’esame, i firmatari non figurano nell’elenco degli assunti. Per questo ora chiedono che sia fatta giustizia e che le loro “candidature siano considerate prioritarie per futuri posti vacanti”. Il caso sembra ricalcare la vicenda di Kone Segba, 43enne originario della Costa d’Avorio: anche lui, classificatosi tra i primi posti, è stato ignorato dalla scuola. “Denunciamo – si legge nella lettera alla Gelmini – la palese cattiva volontà con la quale sono stati presi in considerazione i risultati del concorso ed i milgiori candidati. Uno di loro, nonostante fosse in cima alla graduatoria, non è mai stato contattato. Un’altra, anch’essa in cima alla graduatoria, è stata scartata per motivi poco trasparenti“. I responsabili dell’istituto, dall’atteggiamento “equivoco ed a volte anche arrogante”, avrebbero inoltre voluto “giustificare il ricorso ad insegnanti locali” nonostante l’obiettivo del bando fosse soprattutto la ricerca di docenti madrelingua.
Parole pesanti, per la prima volta diffuse dall’Associazione dei genitori degli alunni. E’ il nuovo round nel braccio di ferro con la Scuola europea. Da mesi accuse simili strisciano nei corridoi di via Saffi 8, sede del prestigioso istituto nato nel 2005 come emanazione dell’Efsa: l’agenzia per tutela del cibo che ha trasformato Parma – per autoproclamazione dell’ex Giunta Vignali – in “capitale europea”. Il capo della Procura Gerardo Laguardia ha aperto un fascicolo su presunte irregolarità commesse durante la selezione (la prima ufficialmente condotta con criteri dettati dell’Ue per tutte le Scuole eurpee). L’abuso d’ufficio potrebbe essere l’ipotesi di reato, ma per ora non risultano indagati.
Parecchie finora le “stranezze” denunciate: confusione di ruoli, persone chiamate per cattedre sbagliate. Il prossimo 21 dicembre, dopo due rinvii, il Tar di Parma dovrebbe pronunciarsi su un ricorso presentato in agosto da un gruppone di 47 docenti convinti dell’illegittimità del bando di gara: il testo ufficiale del regolamento venne pubblicato sulla Gazzetta ufficiale zeppo di errori, oltre a presentare la dicitura “bozza” nel formato file.
La lettera al ministro è stata inviata anche al Segretariato generale delle Scuole europee, al Consiglio d’ispezione e all’Associazione dei genitori della Scuola. Nel testo, che riassume i dettagliatissimi rapporti stilati dai singoli professori francesi, si dice che nessuno avvisò i candidati del ricorso al Tar e – dunque – dell’eventualità che il concorso fosse invalidato con dispendio di risorse inutili. E a proposito di spese: la selezione in odor di pasticcio è costata alle casse pubbliche, in tempi di tagli alla scuola, 50mila euro. Lo ha rivelato ai primi di ottobre Francesco Biava, deputato del Pdl (curiosamente anche la direttrice della scuola, Caterina Veglione, è considerata assai vicina ad esponenti del Popolo della libertà), che ha depositato un’interrogazione parlamentare sul concorso parlando anche di ripescaggi di candidati eseguiti attingendo da “una lista parallela la cui esistenza è oscura”.