E’ nato il governo di emergenza nazionale di Mario Monti. Giorgio Napolitano è stato l’uomo che ha agito e dato la svolta alla crisi di governo. Interessante però è analizzare il ruolo del presidente della Repubblica secondo i precetti costituzionali. Perché secondo il costituzionalista Antonio D’Andrea (che in questo momento si definisce “eretico”) le istituzioni non possono “piegarsi agli interessi dei mercati”.
Vediamo perchè ricordando i passaggi principali. L’8 novembre: voto con il quale la Camera ha approvato il rendiconto dello Stato con astensioni superiori rispetto ai voti favorevoli. Berlusconi incontra Napolitano; 9 novembre in una nota, il capo dello Stato afferma: “non esiste alcuna incertezza” sul fatto che il premier si dimetterà “nel giro di pochi giorni”. In serata Mario Monti viene nominato senatore a vita.
Tutto a posto quindi professore?
Non esattamente.
Perché?
C’è stata una certa equivocità della prima nota uscita dal Quirinale (non da Palazzo Chigi). Credo che questo dimostri l’alto tasso di politicità della stessa nota probabilmente concordata con Berlusconi, e che però non rassicurava sulla capacità del presidente Napolitano di condizionare l’uscita di scena di Berlusconi.
Si spieghi meglio.
Del primo comunicato stupisce che dopo aver dato conto dell’incontro con il presidente del Consiglio, a seguito di un voto dal quale traspariva l’inesistenza della maggioranza parlamentare, ci si soffermava esclusivamente sulle intenzioni del presidente Berlusconi.
Cosa mancava?
Non c’era alcuna diretta valutazione del Capo dello Stato sulla necessità di provvedere o meno in questa direzione. Inoltre si alludeva alla necessità, una volta aperte le consultazioni presidenziali, di dare la massima attenzione alle posizioni tanto della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 quanto delle forze di opposizione.
Quindi?
Da un punto di vista costituzionale, dopo le dimissioni del governo in carica, non c’è più da distinguere tra maggioranza e opposizione. E nuovi governi possono liberamente formarsi in Parlamento poiché non esiste alcuna volontà popolare da preservare (il corpo elettorale del 2008 non esiste più, ndr).
Tradotto?
Non c’è elezione diretta del governo nel nostro ordinamento parlamentare. Le preoccupazioni politiche non devono prevalere sull’esercizio dei poteri presidenziali. Il comportamento del presidente Napolitano mi è apparso prima equivoco e dopo spericolato sotto il profilo costituzionale.
Spericolato sotto il profilo costituzionale, perché?
La priorità per il nostro Paese era che si dimettesse Berlusconi, non tanto l’incarico al neo-senatore Monti, che Napolitano avrebbe potuto dare comunque senza la nomina “di scopo” cui è spettacolarmente ricorso e senza esibire questo attivismo su un terreno prettamente politico che non gli compete.
Il Fatto Quotidiano, 13 novembre 2011
Aggiornato alle 17.54