Adesso ti dicono: sì, bravi a cantare Bella ciao e a suonare l’Halleluja di Händel sotto le finestre del Quirinale. Vi voglio vedere quando Monti viene avanti con le sue tasse, quando vi accorgerete da dove comincia la sua patrimoniale e dovrete cominciare a preoccuparvi per la prima casa e per la nuova Iva! In altre parole: dove troverete i voti in Parlamento? Tento la mia risposta. Vivremo giorni difficili e incontreremo rischi di cui neppure ci rendiamo conto, al momento. Ma non saremo in attesa dell’uomo con la testa verniciata che entra sprezzante nell’aula per farsi gridare ‘Silvio’ e offrirsi al tripudio del suo pubblico delirante e pagato. Saremo ostinati, ma a noi piace restare in Europa, non fra la Libia e la Siria.Sappiamo che l’Europa è piena di problemi, ma non quello di doversi vergognare ogni giorno del primo ministro. Ci saranno giorni nel Paese e sedute in Parlamento in cui una soluzione e una via d’uscita saranno maledettamente difficili da trovare.
Ma non al punto da essere chiamati col voto a giurare che la minorenne marocchina Ruby Rubacuori è la nipote del presidente egiziano Mubarak. Ci saranno momenti difficili nelle strade e nelle piazze perché proprio coloro che dovrebbero essere il sostegno di un governo “dopo Berlusconi”, vorranno dire ansia, preoccupazione e dissenso perché guadagnano troppo poco e pagano troppo. Ci saranno le proteste di coloro che non lavoravano prima e non lavorano adesso. Eppure neanche loro dimenticheranno che il ministro del Lavoro non è più Sacconi, un craxiano col dente avvelenato e il perenne stordimento della vendetta. Duro, in tempi come questi, immaginare il futuro di tutti coloro che si chiamano “funzione pubblica”. Secondo me, in ogni istante e attraverso ogni traversia, li guiderà il pensiero che il perenne e persecutorio Halloween inventato e impersonato contro di loro dal ministro Brunetta è proprio finito. Per gente che lavora significa un ritorno alle normali difficoltà della vita in cui molti non speravano più. Mettetevi per un momento nei panni di docenti e studenti, dalle elementari in su.
Ci saranno difficoltà a non finire nel mondo della scuola e serie ragioni di scontento. Ma volete mettere non dover più confrontarsi, giorno dopo giorno, con le false promesse, le bugie clamorose, la deliberata ostilità dell’avvocato Mariastella Gelmini, diventata, chissà come e perché , ministro della Pubblica istruzione? Soldati e ufficiali ricorderanno uno con poco controllo come La Russa, che un 25 aprile, accanto al Capo dello Stato, voleva celebrare la Repubblica di Salò, ovvero coloro che impiccavano e fucilavano i soldati italiani della Resistenza e davano la caccia agli Italiani ebrei per conto dei nazisti. Non si sentiranno restituito l’onore? Dichiara con compostezza e sobrietà Ferruccio de Bortoli suCorriere.it di cui è direttore (13 novembre, ore 16): “Non c’è niente da festeggiare per le dimissioni di Berlusconi.
Non resta che rimboccarsi le maniche e recuperare serietà e credibilità”. Niente da festeggiare? Guardi, direttore, che la serietà e la credibilità dell’Italia non l’hanno perduta coloro che suonavano Halleluja sotto le finestre del Quirinale, anche come modo per dire grazie al presidente della Repubblica. Quei cittadini erano in sintonia con Barack Obama, con i governanti di tutta Europa, con testate come il New York Times, The Wall Street Journal, The Economist, con Cnn e Cnbc, ma anche Al Jazeera. E quei cittadini non hanno mai smesso di rimboccarsi le maniche. Ma per mesi neppure un abbozzo di legge sullo Sviluppo era mai arrivato in Parlamento. Mai. Quelli di noi che sono stati richiesti di spiegare ai colleghi stranieri un teatro addobbato con centinaia di mutande e migliaia di fervorosi sostenitori delle imprese di prostituzione minorile di Berlusconi, sanno che cosa si celebrava nelle strade italiane e perché, l’altra sera, come dimostrano le richieste di decine di interviste dal mondo. Sanno anche che la vita italiana resta e sarà difficile. Ma almeno il Paese è guidato da una persona normale e presentabile. Siamo passati dalla psichiatria alla politica. Come cambiamento non è poco, persino in mezzo alla crisi.
Il Fatto Quotidiano, 14 novembre 2011