Il direttore de Il Giornale si ritrova alle prese con una nuova sfida giornalistica: fare da cane da guardia delle lobby finanziarie, senza rischiare di avere una crisi d'identità
Sallusti se lo domanda, nemmeno poi tanto retoricamente, e si risponde allargando la prospettiva. “Io a questa favoletta dei 4 amici della Bocconi che con spirito di sacrificio si prestano a servire il Paese per poi tornare ai loro rispettivi impegni professionali, non ci credo proprio. Questa è gente che risponde agli interessi di lobby finanziarie fortissime, gente che viene da istituti bancari e da banche d’affari come la Goldman Sachs, che certo non fanno gli interessi della gente comune, dei precari e dei meno abbienti. Sono proprio questi istituti i responsabili del crack del 2008”. Sallusti è carico, talvolta contrariato, talvolta sarcastico ma tranquillo perché lo rassicura la posizione ancora forte di Berlusconi all’interno del Pdl. “Non riesco a immaginarmi il Pdl senza Berlusconi a capo”. Berlusconi che ancora oggi è messo meglio di Bersani? “Sicuramente. Ribadisco, Berlusconi è colui che ha in mano la golden share del Pdl, che fino a prova contraria e nonostante questo golpe, è ancora il partito di maggioranza”.
Secondo il direttore del giornale di famiglia di Berlusconi, l’ex premier appoggerà il nuovo “ponendo condizioni di metodo, contenuto e tempo”. Alla domanda se è proprio sicuro del potere contrattuale di Berlusconi nell’era del commissariamento europeo, risponde: “Se dovessi scommettere su chi perderà la guerra, uno è già sconfitto in partenza: Bersani. Perché il nuovo centro sinistra non è più rappresentato da lui bensì da Monti”. Chiaramente il cuore di Sallusti continua a palpitare per Silvio, colui che considera ancora e sempre il leader dei leader, il suo “datore di lavoro”. Ma non è detto che questa volta ce la farà a risollevarsi? “Come ha scritto anche Vittorio Feltri il giorno dopo le dimissioni di Berlusconi, proprio sulle colonne del Giornale, Berlusconi è ‘sconfitto, non vinto’ e anch’io la penso così”. Sallusti che ha ospitato nel primo numero del Giornale anche un articolo di Giuliano Ferrara intitolato: ‘In mano alle lobby finché le urne non ci separino’, forse inizierà a capire che può essere utile fare il cane da guardia del potere. Anche se è difficile farlo senza diventare schizofrenico, quando il partito di maggioranza al governo – a cui Sallusti deve fare riferimento anche perché i danè glieli dà ancora la famiglia Berlusconi – è anche il partito più riottoso nei confronti del premier dello stesso governo. “Ripeto mi trovo a dover affrontare una sfida che nessun giornalista al mondo penso abbia mai affrontato, ma del resto ci troviamo di fronte a una situazione unica, siamo anche di fronte al primo golpe economico, anzichè con i carriarmati, e mi sento spiazzato”. Ma a giudicare dal tono della voce, Sallusti continua a pensare che si divertirà, perché B. ha ancora frecce al suo arco.
da Il Fatto Quotidiano del 14 novembre