Con i suoi 2,2 milioni di abitanti su una superficie di poco più di 100 km2, Parigi è la metropoli più densamente popolata d’Europa: quasi 21.000 abitanti per km2. Una cifra considerevole se si pensa che a Milano gli abitanti per km2 sono 7.300 e che a Roma sono appena 2.100. Se a questo dato si aggiunge che la capitale francese, secondo le stime della Cnn, è la sede di ben 27 delle 500 aziende più importanti del mondo, nonché di tredici università, non è difficile immaginare quale sia stato l’effetto dirompente che queste due condizioni abbiano potuto produrre sul mercato immobiliare cittadino.
Secondo l’associazione dei notai dell’Île de France, dopo l’impennata del secondo trimestre del 2011, segnata da un aumento record del 22,5% rispetto allo stesso periodo del 2010, la corsa al rialzo si sarebbe oggi assestata intorno agli 8.350 euro al m2. Tuttavia, secondo una recente inchiesta di Libération, negli ultimi dieci anni gli affitti di Parigi sono aumentati del 50%, mentre, nello stesso periodo, l’aumento dei prezzi dei beni di consumo è stato solamente del 18,7%. Il rincaro del settore immobiliare ha colpito soprattutto i cosiddetti studio – monolocali al di sotto dei 30 m2, – che sono anche i più richiesti dagli studenti e dai giovani lavoratori. Tanto per rendere l’idea, l’affitto di uno studio di 37 m2 a Montparnasse, vale a dire in centro città, può costare fino a 1.200 euro al mese. Mentre se ci si accontenta di 20 m2 nel quartiere popolare di Marx-Dormoy, si pagano “soltanto” 900 euro. Secondo Libération è sempre più raro trovare uno studio sotto i 600 euro al mese: sono meno del 20% del totale. Dieci anni fa erano invece l’80%. Difficile sorprendersi del fatto che le domande «Dove abiti?» e «Quanto paghi di affitto?» siano diventate delle parole d’ordine quando ci si incontra, per la prima volta, con un neo-parigino. Di gran lunga più inflazionate del «Che lavoro fai?».
Per chi è appena arrivato in città, inoltre, trovare casa non è neanche più solo una questione di prezzo. Molto spesso, infatti, è impossibile anche semplicemente riuscire a trovare un appartamento libero, ammesso che la ricerca non diventi una via crucis dai risvolti kafkiani. Pratiche al limite della legalità e interminabili processioni per visitare gli studio nella speranza che le proprie referenze possano essere sufficienti a convincere il proprietario, sono solo alcune delle tappe di questo calvario. Ma non è tutto. Garantirsi la possibilità concreta di conquistare una manciata di metri quadri richiede anche sangue freddo, pazienza e voluminosi dossier da circa una trentina di documenti. E se in più sei straniero, servono almeno un paio di garanti francesi.
Una situazione che ti costringe alle soluzioni più estreme. Non è raro, infatti, conoscere persone che sono costrette a condividere appartamenti di 50 m2 in quattro o in cinque. Senza considerare che nella capitale della vie bohème capita sovente di imbattersi in palazzi con qualche ruga sul volto, spesso sprovvisti di ascensore, con impianti elettrici fatiscenti e bagni sui pianerottoli. Ma la fantasia non manca nemmeno a chi affitta. Esistono loft da 300 m2 che vengono suddivisi grossolanamente in mini-stanze, con tanto di lavanderie a gettoni nel seminterrato. Incubi metropolitani in grado di ospitare fino a una dozzina di persone.
Ed ecco le conseguenze: da un lato, si assiste alla fuga di massa delle famiglie francesi della media borghesia, che dalla capitale si spostano verso le città satellite dell’Île de France; dall’altro, si registra un progressivo popolamento delle tendopoli che occupano le aree verdi del Bois de Vincennes e del Bois de Boulogne, ai margini dell’area metropolitana. E purtroppo non si tratta di una scelta di vita della new age, ma della sintomatica conclusione di una situazione arrivata al limite.
di Giacomo Rosso
Foto di Davide Weber