Non confermo e non smentisco. Stefano Zamagni, docente di Economia Politica all’Università di Bologna, potrebbe diventare ministro nel sofferto esecutivo che il professor Mario Monti sta mettendo insieme pezzo per pezzo.
Così tra i veti incrociati del Pdl e la riapertura del parlamento padano, una figura di lungo corso del mondo universitario e cattolico bolognese, pare essere molto vicino ad un dicastero come quello del Lavoro e delle Politiche Sociali.
“Ho imparato a essere consapevole della situazione e nessuna mia scelta è stata mai dettata da interessi di parte o personali. Bisogna valutare volta per volta qual è il modo migliore per essere utili al bene comune”, ha risposto Zamagni sulla possibilità di un suo coinvolgimento diretto, ipotizzato da alcuni mezzi di informazione, nel governo Monti, “persona seria, affidabile e competente, quindi quando uno ha queste tre qualità è, come si dice in gergo, l’uomo giusto, al posto giusto e al momento giusto”.
Dichiarazioni che il professore ha pronunciato a margine di un convegno organizzato da Ordine dei commercialisti ed Agenzia dell’entrate, andandosene velocemente dopo aver svolto la sua relazione, peraltro anticipata rispetto al programma iniziale: “Il mio impegno diretto c’è sempre stato, sono presidente dell’Agenzia per il terzo settore e mi piace discutere di idee e proposte”.
Riminese, classe ’43, ordinario di economia politica all’Università di Bologna dal ’79, docente di Storia dell’analisi economica alla Bocconi da metà anni ottanta, Zamagni è presidente dal 2007 dell’Agenzia per le Onlus, oggi Agenzia per il terzo settore, un ente governativo con funzioni di vigilanza, controllo, promozione e consulenza a Governo e Parlamento in materia di associazioni No profit. Il suo mandato all’Agenzia scadrà a fine 2011, ma nel 2007 la nomina fu voluta direttamente dal presidente del consiglio Romano Prodi.
Zamagni, cattolico di vecchia data, è stato tra i principali collaboratori di papa Benedetto XVI per la stesura del testo dell’Enciclica Caritas in veritate diventando anche per exploit come questo una pedina spendibile e trasversale nella faticosa composizione di un governo Monti che deve essere tecnico, ma che si screzia di venature indelebilmente partitiche.
Zamagni è uomo ben voluto dal centrosinistra prodiano, come da quelle parti di centrodestra cattoliche che gravitano attorno al Pdl. Ma è ancora più un segnale di quanto stia contando nella creazione del nuovo esecutivo, il leader dell’Udc, il bolognesissimo Pierferdinando Casini.
Tanto che anche il nome del commissario prefettizio prima a Bologna e ora a Parma, Anna Maria Cancellieri, non ancora uscito dal totoministri romano di queste ore, ha l’imprinting storico e duraturo dell’onorevole bolognese. Come dire che Monti avrà sì bisogno di figure non appartenenti direttamente alle segreterie dei partiti, ma sicuramente afferenti o gravitanti attorno all’orbita dei loro principali leader.