Anche il Time, come The Economist, dedica la copertina della sua edizione europea a Silvio Berlusconi e alla fine del suo governo. “L’uomo che sta dietro l’economia più pericolosa al mondo”, titola il magazine più prestigioso e ascoltato del pianeta. Sorrisino beffardo su un incarnato di cera, per una volta, le rughe del tempo non sono cancellate da Photoshop.
Sognava l’ex premier di finirci incorniciato come l’uomo dell’anno, non certo come “the infamous italian leader” ( l’infame leader italiano). Come parodia gli hanno cucito addosso gli abiti imperiali di Napoleone ed ironizzano che se avessero dovuto scegliere un brano musicale di accompagnamento per l’atto finale sarebbe stato il mozartiano Don Giovanni. Tragico e comico fino alla fine Don Berlusconi il quale, proprio come Don Giovanni, già avvolto dalle fiamme demoniache, rifiutava di pentirsi. Ostinato fino all’ultimo, Silvio non voleva dare le dimissioni come quelle primedonne incartapecorite che non vogliono mollare il proscenio.
Richiami in copertina al Berlusconi dimissionario anche nell’edizione americana e asiatica di Time. “Ciao Berlusconi! Come è diventato l’asset più tossico dell’Italia” si legge sulla cover page. E mentre il settimanale americano si chiede se l’Italia, inguaiata com’è, farà la stessa fine della Grecia, l’Economist sceglie il titolo “That’s all, folks”. Con queste parole, riferimento alla sigla di coda dei cartoni animati della Warner Bros, il giornale saluta Silvio Berlusconi dedicando alle vicende italiane la copertina del numero in edicola. “Senza Silvio Berlusconi – si legge in un durissimo editoriale – l’Italia ha ancora una possibilità “. Meno male. Perché mentre l’euro andava a rotolini, Berlusconi, se non impegnato nel bunga bunga, era in sala di registrazione per il suo ultimo album di canzoni d’amore. Di cui è rimandata l’uscita – come ci informa il Time – solo per political troubles, per grattacapi politici.
Bisogna ammettere che la stampa straniera è stata più lungimirante della nostra. Era il 2001 quando The Economist spiegava “Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy”, cioè perché Silvio Berlusconi non fosse adatto a governare l’Italia. Dieci anni dopo, nel giugno scorso, il magazine titolò: “The man who screwed an entire country” (L’uomo che ha fottuto un intero Paese), con un’inchiesta sul (quasi) “ventennio” berlusconiano. Ma l’Economist aveva lanciato anche una sfida, nell’agosto 2003, al premier (“Our challenge to Italy’s Prime Minister“) e un invito ad andarsene nell’aprile 2006 (“Basta – Time for Italy to sack Berlusconi”, ovvero “Basta – È tempo per l’Italia di licenziare Berlusconi”). Nell’aprile 2008, quando Berlusconi venne rieletto, citò gli Abba: “Mamma mia! Here we go again“. Ora è il tempo dei saluti. “That’s all, folks”, “Questo è quanto, ragazzi!”.
P.S. E dopo questo post prometto di non scrivere più la parola Berlusconi. Adesso sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Se lo faccio mi impegnerò a venire a spazzare case, garage e sgabuzzini di chiunque si sentirà offeso da questa mancata promessa.
di Januaria Piromallo