Si scrive Governo Monti, si legge equilibrio del potere italiano. Accademici, banchieri, militari, funzionari di stato e cattolici. Nessun politico, ma tecnici ‘in quota’ alla politica. Di centrodestra, di centrosinistra e soprattutto di centro. Un esecutivo che in altri tempi avrebbe fatto storcere il naso per la sua natura politically correct, ma che oggi convince tutti. A cominciare dal Vaticano. Era il 17 ottobre scorso, del resto, quando il Forum delle associazioni cattoliche, riunito a Todi, si concluse con la richiesta di un nuovo governo, forte e sostenuto da tutti. Così è stato. Al seminario umbro, l’apertura dei ‘lavori’ fu ad opera del presidente Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che solo una settimana prima si era reso protagonista di una dura reprimenda contro il governo Berlusconi. Il messaggio di Bagnasco? Diretto a sottolineare il rinnovato impegno dei cattolici nella politica del Paese. Dopo quella del presidente dei vescovi, però, vennero molto apprezzate dalla platea, tra le altre, le relazioni del rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi (da tutti considerato uomo di Bagnasco dopo esserlo stato di Ruini), del fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi e dell’amministratore delegato di Banca Intesa Corrado Passera.
Oggi, a distanza di un mese, i tre sono diventati rispettivamente ministro dei Beni Culturali, della Cooperazione internazionale e dell’integrazione e dello Sviluppo economico e Infrastrutture. Passera e Riccardi, inoltre, hanno anche un altro legame in comune: sono stati tra i fondatori di Italia Futura, la fondazione che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo, altro esponente di quella società civile a cui guardava con interesse il cosiddetto ‘partito di Todi’. Dal cattolicesimo laico, invece, proviene il nuovo ministro della Salute, Renato Balduzzi, colui che con Stefano Ceccanti ha scritto la legge sui Dico, poi affossata dalle barricate “teo” dentro al Pd, con grande gioia dell’Udc di Pierferdinando Casini.
Quest’ultimo, nel nuovo governo Monti, può contare su un nome a lui molto caro: Piero Gnudi. Il neoministro al Turismo e Sport è un pezzo di storia della Seconda Repubblica. Già presidente di Enel, Iri e Rai Holding, é personaggio politicamente trasversale. In quota Udc, è il compagno di pedalata di Romano Prodi (di cui è ottimo amico), ma ha lavorato anche con De Benedetti e Berlusconi. Al cavaliere, del resto, non è sgradita la nomina di Paola Severino a Guardasigilli, visto che era proprio lei la candidata a prendere il posto di Angelino Alfano in via Arenula prima che la scelta confluisse su Francesco Nitto Palma. Il nuovo ministro della Giustizia è anche moglie di Paolo Di Benedetto, ex commissario Consob nominato da Silvio Berlusconi ed ex ad di BancoPosta Fondi Sgr. Chi lo nominò? Corrado Passera, all’epoca ad di Poste Italiane e ora ministro del governo Monti al pari della signora Severino, che da avvocato ha difeso Prodi, Formigoni, Geronzi, i fratelli Caltagirone e altre personalità del mondo politico, imprenditoriale italiano.
Il nuovo Guardasigilli, inoltre, è prorettore dell’università Luiss (dove insegna anche il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, uomo gradito a Silvio Berlusconi), che è proprietà privata di quella Confindustria a cui era stato accostato il nome del nuovo ministro agli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, quando arrivò alla presidenza generale Emma Marcegaglia. Alla fine, a diventare vicedirettore fu Daniel Kraus, con buona pace del fedelissimo di Mario Monti.
Il presidente del Consiglio ha pescato a piene mani anche tra gli uomini graditi al centrosinistra. Il neoministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, è molto stimato dal Pd, specie da Arturo Parisi e Massimo D’Alema, che nel 2007 lo proposero come comandante militare dell’Alleanza Atlantica. Di Paola, tuttavia, è stato capo di gabinetto anche con il ministro della Difesa Carlo Scognamiglio, quindi in quota centrodestra. Discorso simile per Piero Giarda. Il ministro per i Rapporti col Parlamento (ed ex presidente del cda della Banca Popolare di Lodi) è stato sottosegretario al Tesoro dal 1995 al 2001: venne nominato per la prima volta da Dini, ma rimase in carica anche con Prodi, D’Alema e Amato. Bersaniano doc, invece, è Fabrizio Barca: il nuovo ministro per la Coesione Territoriale (dicitura di per sé sufficiente a fare imbestialire la Lega) è figlio di Luciano Barca, partigiano, deputato nelle fila del Pci, direttore dell’Unità ed economista. In quota Pd, ma trasversale alle varie anime interne partito, è Francesco Profumo. Il successore di Mariastella Gelmini dell’Istruzione era il candidato in pectore dei democratici per le amministrative di Torino. Sul più bello, tuttavia, fece un passo indietro. In maniera rumorosa: scrisse una lettera con cui denunciava gli accordi tra i “tavoli romani” per favorire la mozione Fassino.
Ciò che più colpisce della squadra di Mario Monti, inoltre, è la massiccia presenza di personalità del mondo universitario: dei 18 ministri ben 11 insegnano nelle più importanti università italiane, con larga rappresentanza di ‘bocconiani’ (Monti in primis), ‘luissini’ (il pro rettore Paola Saverino) e professori della Cattolica di Milano (il rettore Ornaghi). Importanti anche gli intrecci con il mondo editoriale, e non per il ruolo di commentatori che molti ministri rivestono con i maggiori quotidiani d’Italia. Esempio lampante quello di Corrado Passera (il ‘superministro’ è anche il rappresentante più influente del ‘partito’ dei banchieri), alfiere del gruppo De Benedetti per molti anni, con ruoli di assoluta responsabilità. Ma non solo. Profumo è stato consigliere de Il Sole 24 ore, Lorenzo Ornaghi è vice presidente di Avvenire, Elsa Fornero è moglie di Mario Deaglio, economista ed editorialista de La Stampa. Altro dato significativo che caratterizza il nuovo governo è l’età avanzata della ‘squadra Monti’: tutti insieme, i 18 ministri hanno 1135 anni, ovvero 63,5 primavere a testa di media. Il nuovo corso dell’Italia è in mani ‘esperte’.