Il musicista inglese Paul Simonon ha trascorso due settimane in carcere a giugno perché accusato di aver occupato una piattaforma per l’estrazione di petrolio nell’oceano Artico
Dopo aver partecipato all’assalto della piattaforma petrolifera Leiv Eiksson al largo della costa della Groenlandia assieme ad altri 18 attivisti, in carcere Paul Simonon c’è rimasto due settimane e, a quanto pare, visto che il cibo era di pessimogusto, ha cucinato anche per i suoi compagni di cella che solo una volta scarcerati hanno scoperto la sua vera identità. “Ha lavorato sodo, ha cucinato anche la domenica e fa un ottimo cibo vegetariano” ha affermato Martti Leinonen, uno degli attivisti arrestati.
La piattaforma era stata assaltata dagli attivisti perché la società che la gestisce si era rifiutata di far valutare da un organismo indipendente i piani di intervento previsti qualora si fosse verificato un incidente simile a quello occorso alla piattaforma della BP nel Golfo del Messico. L’azione dimostrativa, infatti, voleva mettere in luce i problemi in caso di sversamenti di petrolio come capitò alla piattaforma Deepwater Horizon della compagnia petrolifera inglese British Petroleum nell’aprile del 2010.
Al New Musical Express, Simonon ha dato la sua versione dei fatti: “In diciotto abbiamo arrembato la piattaforma chiedendo ai responsabili quale fosse il piano d’emergenza in caso di incidenti. La loro risposta è stata che avrebbero chiamato le autorità groenlandesi se non fossimo scesi e ci avrebbero fatto arrestare. E così è successo”.
Anche se attualmente non è più un membro dell’equipaggio dell’Esperanza, Simonon ha reso omaggio ai suoi ex compagni con un concerto all’inizio di questa settimana eseguito per i sostenitori di Greenpeace sul ponte della Rainbow Warrior II, la nuova nave ammiraglia dell’associazione, ormeggiata nel Tamigi. Vive le Rock!