A Genova la ricordano per le affermazioni sulla mafia ("non ci risulta") e a Catania è finita sul registro degli indagati per abuso d'ufficio sulla gestione dei fondi del teatro. A Bologna la volevano candidare tutti, dal Pdl all'Udc, ma disse no alle lusinghe politiche. E anche qui è incappata in un'inchiesta, seppur con accuse minime
A Genova, mentre era prefetto nel marzo 2009, si pronunciò sul rischio di presenza mafiosa nel capoluogo ligure: “Emergenza mafia? Non ci risulta. Non abbiamo nessuna denuncia né dati che ci spingano a ipotizzare l’ esistenza di infiltrazioni mafiose serie a Genova, come invece accade in altre zone della Liguria, specie nel ponente”. Dichiarazioni che vengono smentite dalle numerose inchieste della magistratura: gli arresti del luglio dello scorso anno quando Domenico Gangemi, considerato tra i referenti della ‘ndrangheta a Genova, finisce in carcere e nel giugno del 2011 i 12 arresti di soggetti ritenuti affiliati alla mafia calabrese, stanno lì a smentire il prefetto. La stessa commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie, in visita il mese scorso, in Liguria ribadiva la presenza delle organizzazioni criminali nel territorio.
Altro giro, altro regalo. Anna Maria Cancellieri da commissario del teatro Bellini di Catania alla fine del 2009 viene indagata dalla procura etnea per abuso d’ufficio. Il pm Alessandro La Rosa le contesta consulenze inutili e costose per i bilanci del teatro. La neo-ministra si è sempre difesa: “ Per conto mio sono serena, perché tutto nasce dagli attriti con l’ ex sovrintendente. Sono stata sentita dal Procuratore capo, al quale ho consegnato alcuni documenti in mio possesso”.
E ancora, Bologna, Cancellieri commissario prefettizio per un anno e mezzo nella bufera del post Delbono: un comitato di cittadini impossibilitato a dormire nelle notti d’estate in piazza San Francesco diffida le autorità preposte, prefetto e commissario, per presunte inadempienze. Nessuna risposta e il comitato ricorre ad un avvocato per la querela.
In realtà Anna Maria Globetrotter Cancellieri gira e rigira per l’Italia, diventa il “servitore dello stato” più richiesto e tirato per la giacchetta dai partiti. Tanto che chiude con il carico di briscola. Ministero pesante quello degli Interni. Perché in via De Pretis 7 a Roma, tra forze dell’ordine, servizi segreti e semplice organizzazione dell’ordine pubblico, si consumano i destini della nazione.
Una vita da funzionario del ministero fin dagli anni settanta e la conquista dell’ufficio principale quarant’anni dopo, luogo di potere per antonomasia nell’Italia della guerra fredda, scranno fondamentale per gli equilibri del paese che fu di Scelba e della Celere, di un Andreotti ancora fanciullo, e da quel Cossiga che negli anni del terrorismo finì scritto sui muri con la k.
La Cancellieri, senza k, è stata prefetto in ogni angolo d’Italia (Brescia, Bergamo, Vicenza, Genova e Catania), commissario prefettizio a Bologna e a Parma due volte.
E se nel 2007 affronta a testa alta il dramma del caso Raciti, l’ispettore capo di polizia ucciso durante gli scontri fuori dallo stadio Massimino dopo il derby tra Catania e Palermo; nel febbraio 2010 prende in mano le redini del Comune di Bologna, commissariato dopo le dimissioni, seguite allo scandalo Cinzia gate, del sindaco Flavio Delbono. Quando poi il commissariamento del capoluogo emiliano si protrae per più di un anno, la Cancellieri entra a far parte della politica bolognese a tal punto che viene proposta come candidata sindaco da quell’Udc casianiana, poi dal centrodestra bolognese, in cerca di un nuovo jolly alla Guazzaloca, lontano dalle segreterie di partito.
La signora rifiuta ringraziando per l’affetto che parve ai più molto sincero ma un attimo prima dell’incarico della vita, il 20 ottobre 2011, la Cancellieri diventa commissario prefettizio in una disastrata Parma, a rimettere insieme i cocci di una giunta Vignali invischiata in ogni tipo di corruzione e scandalo. Nemmeno tre settimane di lavoro in un Comune con 600 milioni di buco in bilancio, decine di ex funzionari del comune e qualche assessore dietro le sbarre, e la Cancellieri subito lascia per il Viminale con i parmigiani attoniti e preoccupati in attesa di un altro funzionario statale per Piazza Garibaldi.
Ma tra ordinanze draconiane e qualche sforbiciata ai servizi sociali, a Bologna approfondisce la sua passione per la lirica. Una Cancellieri melomane che prima di ogni altra cosa tenta di risistemare l’annosa questione del Teatro Comunale di Bologna. Piazza Francesco Ernani alla sovraintendenza del teatro “per evitare le intromissioni della politica”, poi da commissario nella città ducale continua nel salvataggio del Teatro Regio, ora però lasciato a metà. E mentre è commissario a Bologna, nel febbraio 2010, sempre in tema di opera e orchestre, il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo le offre il commissariamento straordinario del Teatro Bellini a Catania.
Alla Cancellieri, da oggi esempio massimo di quota rosa nella politica italiana, anche se l’età è più quella della pensione che della donna in carriera, il difficilissimo compito di guidare un dicastero che controllerà ogni possibile turbolenza di ordine interno in un momento di forte crisi economica. Da lady di ferro a ministro dal pugno di ferro il passo sarà breve. Anche se a Parma in molti la stanno già rimpiangendo.
(hanno collaborato Nello Trocchia e Caterina Zanirato)