Draghi ribelli a teatro con la benedizione del sindaco, insolventi dell’ex Cinema Arcobaleno trascinati a forza fuori dalla loro occupazione. E ancora, Draghi ribelli che incontrano il primo cittadino Virginio Merola e gli fanno mettere la loro maschera, indignati di Santa Insolvenza che tentano una trattativa con l’amministrazione ma non riescono a portare nulla in porto.
Eppure entrambe le realtà avevano occupato due strutture centralissime e abbandonate da anni, e per giunta a pochi metri una dall’altra. I Draghi ribelli del Tpo l’ex mercato di via Clavature, gli indignati di Santa Insolvenza l’ex cinema occupato. Con la differenza che l’Arcobaleno è di proprietà di un privato, che ha subito fatto denuncia in questura. Il mercato coperto è invece di competenza pubblica, essendo l’intera struttura affittata alla società Mac ma di proprietà dell’Ausl di Bologna. Le trattative tra Draghi e Comune sono state quindi dirette e senza complicazioni di sorta, mentre quelle tra gli indignati di Santa Insolvenza e Palazzo D’Accursio dovevano prevedere il coinvolgimento del proprietario, che a quanto si sa si è sempre sottratto al confronto lasciando la questione in mano alla questura.
Poi c’è una questione più politica. Il termine Draghi ribelli è un’etichetta che gli attivisti del Tpo e dei collettivi a lui vicini, Panenka e Sadir, si sono scelti per la propria attività politica in città. Dietro alle maschere colorate c’era quindi un centro sociale rodato da anni e anni di attività e dei militanti che si conoscevano perfettamente tra di loro. Sotto l’ombrello di Santa Insolvenza si sono radunati invece soggetti molto diversi che hanno sperimentato una modalità decisionale basata sulla democrazia diretta. Un modo di fare molto dispendioso anche in termini di tempo, e che ha complicato e reso lenta e difficile ogni scelta. Ma c’è dell’altro. L’accordo tra amministrazione e Draghi ribelli è stato reso possibile anche dall’oggettiva vicinanza dei Draghi alla maggioranza che governa Bologna, e dalla possibilità – e volontà – di utilizzare canali diretti e privilegiati per la trattativa.
Gli indignati di Santa insolvenza hanno invece sempre preteso che il sindaco o chi per lui trattassero direttamente in assemblea, senza passare per delegazioni e colloqui riservati. Questo è quello che è successo anche ieri sera, con Merola che invitava gli occupanti del cinema Arcobaleno a discutere una soluzione, e loro che mandavano 5 persone con l’unico incarico di ascoltare e poi di riferire all’assemblea a cui sarebbe toccato decidere. Decisione che poi è arrivata, con un comunicato che dava la disponibilità a lasciare il cinema dopo che dall’amministrazione fosse arrivata un’offerta concreta di uno spazio equivalente. Ma il comunicato è arrivato solo a mezzanotte, e da Palazzo D’Accursio nessuno ha risposto.
(g.s.)