“Essere Salman Rushdie” può risultare impegnativo, persino su Facebook. Il 64 enne scrittore indiano – condannato a morte nel 1989 con una fatwa dell’ayatollah Kohmeini a causa del contenuto, giudicato blasfemo, del romanzo I versetti satanici – si è dovuto registrare sul social network con il nome intero di Ahmed Salman.
Il primo intoppo in realtà arriva quando il sistema di iscrizione di Facebook dubita che a volersi iscrivere sia proprio il famoso Rushdie, e non un impostore. Di conseguenza l’account viene disattivato, salvo poi essere ripristinato solo dopo l’invio dello scrittore di una foto del passaporto: pagina registrata come appartenente a Ahmed Rushdie. “Ma una crisi di identità alla mia età non è divertente”, twitta ironico Salman Rushdie, di cui da ieri esiste una pagina Facebook con il nome universalmente noto.
“Che succederebbe se F. Scott Fitzgerald (l’autore del Grande Gatsby, morto nel 1940, ndr), fosse costretto ad aprire un account come Francis Fitzgerald?”. La vittoria è arrivata grazie a molti tweet di pretesta, amplificati dai follower dello scrittore. Da molti anni Rushdie vive in un luogo segreto e sotto protezione. In pochi giorni ha già conquistato oltre 18.000 fan sul suo account facebook nuovo di zecca.
Il Fatto Quotidiano, 16 novembre 2011