Oggi al Quirinale la lista dei ministri. Come rappresentante del terzo polo potrebbe arrivare Buttiglione. Anche Profumo e Catricalà in pole per un dicastero nel nuovo esecutivo Monti
Se è vero che la notte porta consiglio, Mario Monti ha dovuto chiedere un supplemento di riflessione a quella appena trascorsa. Sul tavolo la lista dei ministri da nominare nel nuovo governo. Al telefono le febbrili consultazioni per sciogliere gli ultimi nodi, compreso quello dell’incarico a Gianni Letta e Giuliano Amato, binomio politico inscindibile richiesto da Monti a copertura del suo esecutivo tecnico che ha messo in agitazione democratici e Terzo polo.
Se ci sono due garanti per Pdl e Pd, non può mancare un rappresentante del trio Udc-Fli-Api. E il candidato all’investitura potrebbe essere Rocco Buttiglione, nonostante Mario Monti abbia dovuto rinunciare al posto di Commissario europeo a causa sua nel 2004. Nomina poi respinta da Barroso. L’unica alternativa al binomio Letta-Amato è per ora la coppia Maurizio Lupi–Franco Bassanini. Per quanto riguarda l’assegnazione dei dicasteri, Giuliano Amato può essere destinato agli Esteri (avrebbe chiesto esplicitamente quell’incarico rifiutando la Giustizia), ma se saltasse l’accordo politico inviso al Pd, alla Farnesina potrebbero arrivare Giancarlo Aragona, ambasciatore e nuovo presidente dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale o Giampiero Massolo, già segretario generale del ministero. Gianni Letta sarebbe destinato alla vicepresidenza del Consiglio (assieme al braccio destro di Monti, Enzo Moavero) o ai Rapporti col Parlamento. Per questo ministero si fa anche il nome di Antonio Malaschini, ex segretario generale del Senato molto vicino a Renato Schifani.
Ancora aperta la partita per via XX Settembre. Mario Monti potrebbe mantenere l’interim all’Economia con la nomina di quattro viceministri (Bilancio, Finanze, Tesoro e Partecipazioni statali). Uno di questi sarà Guido Tabellini, a meno che il neo premier non decida di affidargli il ministero. Un altro degli snodi principali è l’Istruzione: dopo le polemiche scoppiate intorno al nome di Lorenzo Ornaghi, rettore della Cattolica, Monti potrebbe virare la sua scelta su Francesco Profumo (Cnr). Ornaghi, vicepresidente di Avvenire, garantisce però il mondo cattolico, che non può proporre nemmeno il ciellino Lanfranco Senn (cittadino svizzero), ma potrebbe trovare una sponda importante in Andrea Riccardi. Il docente di Storia a Roma Tre e fondatore della Comunità di Sant’Egidio è destinato alla Cooperazione internazionale o al Welfare, dove sta perdendo quota la candidatura di Carlo Dell’Aringa, cattedratico della Cattolica vicino alla Cisl che avrebbe quindi incontrato il veto della Cgil.
Ministero ambito anche quello dello Sviluppo economico. Se Antonio Catricalà (già segretario generale del presidente del Consiglio Berlusconi, poi a capo dell’Antitrust che non ha mai sanzionato conflitti d’interessi del premier) andrà alla Presidenza del Consiglio, naturalmente con delega alle Telecomunicazioni, il nome più ambito è quello di Corrado Passera, consigliere delegato di Banca Intesa e membro del cda della Bocconi di Monti, gradito anche a Cl per la sponsorizzazione annuale del meeting di Rimini da parte di Intesa San Paolo.
Alla Difesa è stabile la proposta di Rolando Mosca Moschini, ex comandante della Guardia di Finanza e oggi consigliere del Capo dello Stato. In alternativa la casella potrebbe essere coperta dall’ammiraglio Giampaolo Di Paola, capo di Stato Maggiore della Difesa o da Vincenzo Camporini, generale e consulente al ministero degli Esteri.
Nella lista compaiono anche i nomi di due donne. La prima è Anna Maria Cancellieri, ex commissario straordinario a Bologna, destinata agli Interni, ma in ballottaggio con un altro uomo, l’ex prefetto di Napoli, Alessandro Pansa. Stabile invece la candidatura di Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano, per la Giustizia che potrebbe scalzare Cesare Mirabelli.
Per quanto riguarda le donne, possibile nomina per Luisa Torchia alla Funzione pubblica, in forse Emma Bonino alle Politiche comunitarie. La casella dei Beni culturali potrebbe essere coperta dall’ex rettore della Normale di pisa, Salvatore Settis o dal direttore generale del ministero Roberto Cecchi. La riserva sarà sciolta alle 11.
da Il Fatto Quotidiano del 16 novembre