Il sindaco di Salemi, in tre anni di amministrazione, non decide sui 70 ettari sequestrati al boss Salvatore Miceli. Ma, consigliato dall'ex sorvegliato Pino Giammarinaro, pone come condizione che non vadano all'associazione Libera. Poi si giustifica: "La mancata gestione? Colpa della crisi"
I terreni si trovano in una zona a circa 10 chilometri dal centro urbano di Salemi, comprendono un baglio, delle ampie vasche di raccolta dell’acqua, vigneti, in parte sono incolti. L’iter per la confisca risale al 1987. Il boss Salvatore Miceli non è uno qualsiasi, i carabinieri dopo anni di latitanza lo hanno scovato in un albergo di lusso di Caracas, in Venezuela. Per conto di Matteo Messina Denaro si occupava di narcotraffico internazionale, facendo arrivare la droga, cocaina, dalla Colombia, alla Sicilia fino in Calabria e Campania. Cosa nostra, ‘ndragheta e casalesi assieme in un affare colossale. La sua voce una volta fu intercettata a San Vito Lo Capo, in un residence: era a parlare del dopo stragi ’92 con il geometra palermitano Pino Lipari, un altro “colletto bianco” a disposizione della mafia. “Bisogna rimettere questo giocattolo in piedi… gli dissi a Bino (Provenzano ndr), perché del passato ci sono cose giuste fatte e cose sbagliate. Cose tinti assai sinni ficiro”.
Quesi 70 ettari di contrada Masseria nel frattempo restavano non coltivati come se si attendesse il ritorno del “padrone”. E’ solo di pochi mesi addietro la scoperta di un incredibile retroscena proprio sull’assegnazione di quel fondo da parte del Comune. Le intercettazioni nell’ambito dell’indagine “Salus Iniqua” che coinvolse il “signorotto” politico del paese, l’ex deputato regionale Pino Giammarinaro, dalle quali è emersa la posizione “dominante” di Giammarinaro rispetto al sindaco. Sgarbi una idea precisa l’aveva, la sua voce è stata intercettata mentre diceva, parlando di quel terreno con un assessore, “mai a Don Ciotti”. Il 16 ottobre 2009 Sgarbi fu intercettato a parlare con un suo assessore, Caterina Bivona, a proposito della sollecitazione giunta dalla Prefettura di Trapani che pretendeva l’immediata assegnazione di quel terreno agricolo. Sgarbi chiedeva al suo assessore chi avesse presentato domanda per l’assegnazione di quel terreno. Il sindaco apprendeva che l’interesse era stato dichiarato da Slow Food e da Libera, e Sgarbi fu sentito subito dire “a quelli di Don Ciotti no”. L’assessore, d’accordo con lui, allora gli ricordava “il volere di Giammarinaro”, cioè darlo in gestione ad una associazione che si prende cura dell’assistenza ai portatori di handicap, l’Aias, e al suo presidente, Francesco Lo Trovato. Sgarbi telefonava a Giammarinaro e questo gli ribadiva quello che l’assessore gli aveva detto, il terreno a “Don Ciotti mai”, ma semmai all’Aias, una associazione di assistenza a portatori di handicap. Non è comunque accaduto nulla. Immobilismo totale. E ora il terreno non sarà più nelle disponibilità del Comune.
Rino Giacalone