Per presentarlo, i funzionari della Secretaria de defensa nacional (Sedena) messicana hanno organizzato una conferenza stampa. In mezzo agli agenti della polizia militare, guardato a vista, stava Juan Gabriel Orozco Favela, considerato uno dei capi del cartello di narcotrafficanti autonominatosi “Cavalieri Templari”. Orozco Favela, detto El Gasca, è stato arrestato a Morelia, nello stato messicano del Michoacan dopo essere stato identificato come il presunto responsabile della tortura e omicidio di 21 persone, uccise proprio a Morelia lo scorso 8 giugno.
Il suo arresto è avvenuto durante le elezioni locali nel Michoacan, dove ci sono stati molti episodi di intimidazione degli elettori e alcuni casi di presunti brogli. L’arresto di El Gasca, secondo il comunicato letto da Ricardo Trevilla Trejo, direttore della comunicazione esterna della Sedena, «indebolisce in modo significativo questa associazione criminale». El Gasca è stato arrestato dopo che la polizia militare messicana ha circondato la zona dove si trovava e non ha opposto resistenza quando ha visto arrivare gli agenti. Il «cavaliere» viene considerato il capo della zona di Morelia e del Michoacan, dove il suo cartello controlla, secondo la Sedena, il traffico di marijuana e di metanfetamine, oltre ad avere interessi nel traffico di armi e nelle estorsioni ai danni dei commercianti locali.
Secondo la polizia messicana, inoltre, El Gasca era a diretto contatto con i vertici del suo cartello, in particolare Servando Lopez, El Tuta, che avrebbe ideato e guidato la nascita dei «Templari» da un ramo di uno storico cartello del Michoacan, La Familia. Saliti alla ribalta del panorama criminale messicano a marzo scorso, i «Templari» si sono presentati come «difensori dei deboli da ladri e sfruttatori». Almeno questo era scritto in uno dei loro primi volantini pubblici, distribuito proprio a Morelia, prima di una serie di efferati delitti diretti contro i cartelli rivali. Secondo la leggenda nera che circonda questo clan, a guidarlo sarebbero dodici «gangsters» autoproclamatisi apostoli e particolarmente devoti a una lettura intensa (ed evidentemente fuorviata) della Bibbia.
Rivali degli Zetas, i «Templari» avevano dato una prova del loro controllo del territorio nel Michoacan alla fine dello scorso mese di giugno, quando attraverso alcuni blog di informazione sul narcotraffico avevano diffuso il video di un loro convoglio di pick up e suv, circa 50 veicoli, che sotto pesante scorta armata attraversava indisturbato le strade di un centro abitato del Messico occidentale.
Da quando il presidente Felipe Calderon ha ordinato di impiegare l’esercito nella lotta contro i cartelli della droga, nel 2006, si stima che le vittime della narcoguerra siano state almeno 40 mila. Le stime ufficiali del governo messicano si fermano a gennaio 2011 e parlano di 34.612 persone uccise in episodi di violenza connessi al narcotraffico. Tra queste vittime, peraltro, ci sono molti civili che poco o nulla avevano a che fare con i narcos. Un recente documentario della Bbc, per esempio, ha raccontato come nello stato di Veracruz circa mille, tra agenti di polizia e soldati, siano stati licenziati per aver fallito il test della verità. Secondo alcune organizzazioni per la difesa dei diritti umani, sono centinaia i casi di vittime innocenti della violenza delle forze governative. La ragione che ha spinto il governo federale a schierare l’esercito (sono almeno 50 mila i soldati impegnati nella guerra ai narcos) è che la polizia, statale e federale, è troppo corrotta. Tuttavia, l’impiego dei militari – non sottoposti al controllo giudiziario – ha prodotto, secondo molti analisti, una situazione di impunità generalizzata che ha aggravato il conflitto.
L’escalation di violenza è aumentata a partire dal 2010, a causa, secondo gli analisti, della rottura di una serie di equilibri tra i principali cartelli dei narcos che hanno iniziato una selvaggia guerra incrociata, tra loro e contro le autorità messicane. La aree più colpite dalla narcoguerra sono quelle dell’est del paese, lungo la costa del Golfo del Messico, dominio contrastato degli Zetas, e poi tutto il lungo confine con gli Usa che sono il principale mercato di sbocco della droga che viaggia in Messico. L’ascesa dei «Templari», però, ha esteso la violenza anche al Michoacan e a Morelia, per la guerra «scissionista» che il nuovo cartello ha intrapreso con La Familia. E la guerra ai narcos sarà di sicuro uno degli argomenti centrali della campagna elettorale per le prossime elezioni politiche, nel 2012.
di Joseph Zarlingo