Come aprire un ospedale senza le necessarie misure di sicurezza, con carenze igienico—sanitarie, locali sporchi, segnalazione di uscite di emergenza, interruttori elettrici salvavita. Eccetera eccettera, aggiungiamo noi, visto che parliamo dell’ospedale di Cona. È la telenovela del nuovo nosocomio ferrarese, il futuro punto di eccellenza della sanità emiliano-romagnola tramutatosi nello scandalo sanitario che sta facendo diventare sempre più piccoli i vertici amministrativi e sanitari di Ferrara.
Che l’annunciato trasloco con finalmente un giorno preciso fissato (rectius, “più giorni fissati”, visto che il 27 ottobre era improvvisamente diventato il 3 novembre, per poi trasformarsi in più generico dopo-Epifania) si fosse tramutato in un clamoroso flop già si sapeva. Quello che ancora era rimasto nei cassetti dell’azienda ospedaliero universitaria erano i motivi precisi che avevano spinto la commissione dell’Asl a negare il via libera.
Fino ad oggi il direttore generale del Sant’Anna Gabriele Rinaldi, chiamato a Ferrara proprio per aprire l’ospedale il cui taglio del nastro era già stato annunciato più di venti volte dai vari sindaci succedutisi negli ultimi 20 anni, si era limitato a generici appunti mossi dall’Asl non insormontabili. Ora quei pareri sono pubblici, grazie a una richiesta di accesso agli atti del Movimento 5 Stelle in Regione.
Si tratta di una lettera, datata 2 novembre 2011, con la quale il Dipartimento di Sanità Pubblica di Ferrara esprime un parere pesantissimo sulla situazione dell’Ospedale di Cona e lo comunica all’assessorato alla Sanità del Comune di Ferrara. “La commissione del Dipartimento di Sanità pubblica scrive che ‘si rimarcano carenze di carattere generale per quanto riguarda la sicurezza (in quanto non risultano individuati e fisicamente delimitati – scrive la commissione – i percorsi per l’accesso alle degenze e ai servizi, risultando possibile accedere a parti dell’ospedale in cui sono in atto lavori di completamento)’, e ancora ‘notevoli carenze igienico-sanitarie per presenza di sporco, polvere e residui di lavorazione sia nei percorsi che nelle aree di degenza che nelle aree comuni interne ed esterne’, ‘mancanza di ogni elemento strutturale di accoglienza dei visitatori’”.
Non basta. La commissione annota puntualmente anche carenza e scarsa visibilità di segnalazione di vie di esodo e uscite di sicurezza, mancanza di cartellonistica di sicurezza e antifumo; alcuni interruttori differenziati non sono idonei a interrompere le eventuali correnti di guasto; alcune luci di emergenza non funzionano e sono carenti di illuminazione di sicurezza; non sono state esibite e messe a disposizione della commissione le registrazioni con le date dei risultati delle prove e delle misure relative alle verifiche elettriche iniziali.
Finito? Nemmeno per sogno. All’appello dell’agibilità mancano ancora bagni con gli accessori previsti; alcuni ambienti come medicherie e ambulatori non regolarmente attrezzati. Tutto questo senza entrare nel merito di alcuni reparti come degenza alta rotazione, radiologia generale, radiologia di Ps, ambulatori, day hospital ed endoscopia digestiva, “in quanto – scrivono i commissari – è ancora in corso il completamento dei lavori al loro interno”.
“La bruttissima telenovela Cona sembrava giunta all’episodio finale e invece siamo ancora qui, dopo 20 anni e 500 milioni di euro buttati, a piangere ad ogni nuova puntata – commenta amaro Giovanni Favia, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle -. Non credo ci sia molto da aggiungere, se non lo sdegno che dovrebbero provare tutti i cittadini che da vent’anni pagano di tasca propria questo esempio di scandalo all’italiana. E che stanno già pagando per l’attività del nuovo ospedale. Ci aspettiamo dal sindaco Tiziano Tagliani delle risposte documentate, non le solite parole di circostanza”.