“Ho un tubo del lavandino che perde. Me lo sistemi?” “Volentieri! Scusa, ma tu parli inglese? Mi aiuti a tradurre questa lettera?”. Due interlocutori, due professionalità. E due esigenze diverse. Possono soddisfarle nel modo più tradizionale, mettendo mano al portafoglio. O in un altro modo. Con uno scambio bilaterale sulla base delle proprie competenze. Il principio base è quello dell’economia classica: lo scambio delle merci o dei servizi immateriali corrisponde al punto di incontro fra domanda e offerta. Cambia il mezzo: un soggetto cede un bene o un servizio e riceve in cambio un altro bene o un altro servizio.
Il baratto è la forma primordiale di economia. Solo al 620 a.C. (la data divide gli storici) sarebbe attribuita l’invenzione della moneta. E qualcuno comincia a pensare che lì siano cominciati i guai…
Quest’anno, ma era già avvenuto seppur in misura minore, attraverso un sito internet rimbalzato su Facebook e altri social network, qualcuno ha pensato di proporre una “settimana del baratto” (dal 14 al 20 novembre) sondando la disponibilità dei Bed & Breakfast italiani a uno scambio extra monetario. Niente contanti, nè in anticipo nè a saldo. Niente carte di credito. Il pernottamento in cambio della tinteggiatura di una stanza, di un servizio fotografico, di una cena preparata dai clienti stessi. Hanno aderito all’iniziativa 300 strutture. A 50mila persone su Facebook l’idea “piace”, oltre 5mila persone ne stanno parlando.
In cambio di un soggiorno di uno o due notti gli ospiti canteranno, daranno qualche lezione di pianoforte, doneranno il loro olio e vino o un vecchio computer impolverato ma ancora funzionante. Nessun pagamento, nessun prelievo al bancomat nè anticipo contanti. Lo scambio è in natura.
La risposta alla crisi economica galoppante, e che sta contagiando una a una le principali potenze, è il baratto? Ovviamente no, almeno per adesso… Ma queste iniziative (sono in forte aumento) non sono solo la spia del progressivo impoverimento o della corsa al risparmio ma anche di un rifiuto etico del consumismo e del principio che debba essere l’economia a regolare le nostre relazioni umane.
“E’ la crescita che produce il debito!” ha affermato di recente in un’intervista ad Articolo21 Paolo Cacciari, giornalista e membro dell “Associazione per la Decrescita”: “Se invece dicessimo: produciamo solo quello che di cui c’è davvero bisogno mirando a fare economia (in senso stretto!) e non business (la fortuna di pochi), vedremo che staremo tutti meglio”.
La decrescita: rallentare lo sviluppo e redistribuire le risorse globali. Pensare ad una equa distribuzione delle risorse economiche e naturali tra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. Non è una teoria marxista ma la riflessione di un’ampia schiera di economisti illuminati.
L’1 per cento della popolazione mondiale detiene il 40 per cento della ricchezza planetaria. Ma noi ci scandalizziamo anche solo all’idea di una semplice patrimoniale che costringa i ricchi a pagare qualche tassa in più…