“Sugarpulp affonda le proprie radici nella natura fiera e selvaggia del Nordest, una terra epica, per certi aspetti ancora legata alle tradizioni arcaiche, e che tuttavia ha saputo assecondare i processi di una modernizzazione necessaria ma anche impietosamente perseguita. Sugarpulp è la polpa narrativa, adulterata con lo zucchero di barbabietola, con una gradazione saccarometrica crescente che rende lo scrivere più alcoolico, più tossico, più anfetaminico. Sugarpulp è narrazione a duecento all’ora, è scrittura montata in modo ipercinetico, è dialogo-azione-dialogo-azione, è un modo di scrivere che mescola il linguaggio cinematografico della sceneggiatura con i profumi di sangue e zucchero della Bassa, dei campi di mais, delle case coloniche, le osterie, i colli, gli ippodromi, il mito della Romea e del Delta”.
Inizia così il Manifesto di Sugarpulp, associazione culturale padovana fondata dagli scrittori Matteo Righetto e Matteo Strukul con lo scopo di diffondere e ampliare la conoscenza della cultura letteraria nel territorio, in particolare del genere pulp/noir. Sugarpulp si presenta, soprattutto, come un movimento di lettori. Consigliano, creano interazioni fra lettori e scrittori, diffondono, cercano di trasportare sana letteratura in un Paese dove tutti “devono” scrivere il proprio libro (riuscendoci, molto spesso con la complicità di editori a pagamento), ma dove i lettori (quelli buoni) scarseggiano come la serietà della politica nazionale.
Fra le tematiche più importanti affrontate da Sugarpulp risalta, e al contempo fa da collante, il legame con il territorio, non importa quale, che sia il profondo Veneto o il Texas, la periferia padovana o il mar Mediterraneo, quello che interessa proporre come merce di scambio con i lettori è la conoscenza della propria terra, il raccontare storie senza troppi fronzoli, con ironia e intelligenza, diffondere una narrativa popolare aperta a tutti, per tutti. Fare discutere, fare cultura.
E in questa narrativa popolare, senza orpelli, c’è anche spazio per i problemi del territorio: basta leggere l’opera prima di Matteo Righetto, Savana Padana (Zona Editrice, 2009), salutata dalle pagine de Il Sole 24ore come la nascita del nostro Quentin Tarantino che alla cinepresa preferisce la penna, o il successivo Bacchiglione Blues (Perdisa Pop, 2011), entrambi spietati affreschi della rude quotidianità rurale veneta, un’antropologia pulp dei barfly di paese, delle usanze zingare, slave e locali. Personaggi che incarnano la mancanza di valori morali che attanaglia una parte della società del Nordest e non solo.
Anche nel sorprendente La ballata di Mila, di Matteo Strukul (e/o Edizioni, 2011) attualmente in lizza fra i quindici finalisti del prestigioso Premio Giorgio Scerbanenco-Courmayeur Noir in Festival, fra gang affiliate alle triadi cinesi, cosche di endemica tradizione locale, la periferia padovana e l’aria non troppo pulita della bassa, quella che emerge è una conoscenza capillare del territorio, la voglia di farlo scoprire ai lettori, di illustrare ciò che di marcio alberga dietro una patina di finto perbenismo e moralismo: racket, prostituzione, schiavitù, razzismo, violenza.
Un’originale analisi della propria terra. Leggendo questi romanzi si comprende molto di più del Nordest e del profondo Veneto piuttosto che sfogliando qualche striminzito reportage di cronaca locale. E ancora, se si ha voglia di addentrarsi in una buona indagine, rimanendo nel mondo Sugarpulp, si può leggere Giacomo Brunoro, presidente dell’associazione culturale, autore insieme a Jacopo Pezzan di una fortunata serie di audiolibri e di ebook che ripercorrono i grandi casi della cronaca nera italiana, dal mistero di Unambomber alla vicenda del Mostro di Firenze, con un’attenzione particolare al rapporto tra delitti e territorio scavando a fondo nel lato oscuro della provincia. Due sue pubblicazioni, Il Mostro di Firenze e Amanda Knox e il delitto di Perugia (entrambe uscite per La Case, 2011), sono state tradotte in inglese e sono diventate un caso editoriale entrando nelle classifiche di vendita digitali di Stati Uniti, Inghilterra, Australia e Francia.
Il recente Sugarpulp Festival, svoltosi al Centro Civico d’arte e cultura Altinate/San Gaetano di Padova, ha visto tra i protagonisti Jeffery Deaver, Joe R. Lansdale, Massimo Carlotto, Victor Gischler, Jan Wallentin, Tim Willocks e ha ottenuto uno sbalorditivo riscontro di pubblico giovane e agguerrito. Lo stesso Lansdale ha dichiarato che si è trattato del miglior festival letterario a cui abbia partecipato, opinione assolutamente condivisibile, soprattutto per la mancanza di snobismo, di pallidi incontri letterari a cui siamo purtroppo abituati, e di quella mediocre nicchia di letterati ormai indelebilmente rodati a parlarsi addosso per la mancanza di spettatori.