Una settimana fa Whirlpool ha annunciato 1000 esuberi nei suoi stabilimenti italiani, 600 solo nelle sedi varesine di Cassinetta e Comerio. Una doccia fredda per i dipendenti che, nonostante la cassa integrazione e le difficoltà del momento, non si aspettavano una scelta così drastica. Fin dal giorno dell’annuncio si sono ripetute iniziative di protesta, con cortei e manifestazioni che hanno interessato lo stabilimento di Cassinetta, a Biandronno (Varese). Gli operai hanno continuato anche nella giornata di giovedì, durante l’incontro tra azienda e sindacati, a manifestare dissenso e preoccupazione per il futuro lavorativo, organizzando blocchi nelle due portinerie.
Il colosso dell’elettrodomestico ha avviato un piano di razionalizzazione che prevede la chiusura di una fabbrica, quella dove viene realizzato il frigorifero side-by-side, un prodotto di alta gamma che ha subito una forte contrazione nelle vendite. Giovedì i dirigenti della Whirlpool hanno incontrato le rappresentanze sindacali nella sede dell’Unione industriali di Varese e, al termine di una lunga riunione, hanno confermato la volontà di procedere con i licenziamenti, ma anche quella di investire sul centro di ricerca e sviluppo di Cassinetta di Biandronno e su quello direzionale di Comerio, individuandoli come “centri nevralgici delle operazioni di Whirlpool per la regione che copre l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa e la volontà di investire circa 42 milioni di euro nel triennio 2011-2013 per innovazioni di prodotto e processo e per la ricerca tecnologica”.
Se da un lato l’azienda dice di voler investire su prodotti dall’alto contenuto tecnologico, per far fronte alla contrazione della domanda e all’aggressione dei nuovi competitori, dall’altro ha confermato “il piano di interrompere la produzione dei frigoriferi side by side, che, posizionati in una fascia di prezzo che ha visto una contrazione del 45% dal 2007, hanno uno svantaggio competitivo enorme in termini di struttura e costi di prodotto e di volumi di produzione”. Una conferma che si traduce da sola nel taglio di 250 posti di lavoro, puntualizzando però che la dismissione avverrà gradualmente.
Whirlpool e le rappresentanze sindacali hanno concluso l’incontro concordando un calendario di ulteriori riunioni finalizzate all’approfondimento del confronto e alla ricerca di una soluzione comune. L’incontro ha evidenziato la volontà di Whirlpool a non procedere con iniziative unilaterali.
“Whirlpool è un’azienda sana che fornisce prodotti d’eccellenza a consumatori in tutto il mondo da oltre 100 anni. Per questo, nonostante le attuali difficoltà – ha fatto sapere l’azienda in una nota -, siamo determinati a difendere questa tradizione, rilanciando gli investimenti sui prodotti, sui processi e sulle persone, a partire dall’area di Varese”.
Dal canto loro i sindacati di Fim, Fiom e Uilm hanno accolto tiepidamente i primi risultati delle trattative, facendo intendere che rimane ancora molta strada da percorre: “È apprezzabile l’impegno dell’azienda per gli investimenti previsti nel triennio e per la volontà di non procedere ad atti unilaterali – scrivono in una nota – Permane invece un dissenso totale sugli esuberi e un giudizio negativo sull’intenzione di dismissione della produzione del side by side. La disponibilità e le aperture dichiarate dall’azienda sono senz’altro frutto anche delle iniziative di lotta e degli scioperi dei lavoratori che fin dall’inizio della vertenza, hanno sostenuto le posizioni sindacali unitarie”.
E c’è da scommettere sul fatto che le iniziative di protesta dei dipendenti continueranno anche nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, fino al raggiungimento di un accordo ragionevole, nella speranza che l’azienda possa ridurre il numero degli esuberi. In gioco infatti, non ci sono solo dei posti di lavoro, ma un pezzo della storia industriale che va ben oltre il territorio. Quelli di Cassinetta sono gli stabilimenti della Ignis di Giovanni Borghi, il capitano d’industria che ha sdoganato l’elettrodomestico nell’Italia degli anni sessanta. Attorno alla Ignis, non solo in provincia di Varese (negli anni sono stati aperti stabilimenti anche a Napoli, Siena e Trento), è nato un indotto che ha significato ricchezza per migliaia di famiglie.