Nel fortilizio degli intransigenti, di fronte al cardinal Bagnasco, tra le schiere del movimento “Scienza e Vita” che mandò a vuoto il referendum sulla fecondazione artificiale, Pier Luigi Bersani invita a riaprire il discorso sul testamento biologico.
La brutta legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, che espropria il paziente di ogni autodeterminazione, è quasi in dirittura di arrivo, ma il segretario del Pd esorta a non spaccare l’Italia, a “non dividere le famiglie”. Dice Bersani: “Ragioniamo insieme, l’eutanasia non c’entra, cerchiamo di salvaguardare libertà e dignità. In questa nuova situazione politica discutiamo in modo più aperto e sincero”.
L’occasione è speciale. Scienza e Vita ha organizzato una tavola rotonda sul proprio manifesto “Scienza e cura della vita: educazione alla democrazia” con l’obiettivo – spiega il copresidente Lucio Romano – di “riconoscere la centralità di ogni essere umano, di ogni persona, il rispetto della sua intrinseca dignità indipendentemente da qualsiasi giudizio sulle sue condizioni esistenziali”. I segretari dei partiti, che sorreggono il governo Monti, sono stati invitati. Anche Maroni e Di Pietro, che però non si sono affacciati.
I fotografi si accalcano per immortalare la nuova triade con Alfano e Casini, che sembra sovrastare la foto di Vasto. Il cardinal Bagnasco tiene una lectio magistralis e mette sul tavolo del nuovo governo i valori non negoziabili. Ancora una volta il punto è l’interpretazione della tutela della persona “dal concepimento fino alla sua morte naturale”.
C ’è un doppio registro nell’intervento del presidente della Cei Bagnasco, svolto affidandosi a uno stile pacato. Da un lato il richiamo a riscoprire l’esigenza della cura dell’altro, a non lasciarlo mai solo, a non abbandonarlo a un destino di monade imprigionata in se stessa, a sostenerlo soprattutto nei suoi momenti di fragilità e sofferenza. D’altro canto il capo dei vescovi ribadisce che la libertà deve riferirsi a una verità ancorata alla natura e alla ragione. Che la Chiesa salvaguarda.
Poi il monito politico: i valori non negoziabili “appartengono al Dna di ogni persona (e quindi) non possono essere conculcati né parcellizzati o negoziati attraverso mediazioni, che pur con buone intenzioni, li negano”.
Presente, risponde Alfano a nome del Pdl. Provoca un brivido sentirlo mentre proclama che il suo partito rappresenta la “coerenza senza fratture tra ideali e prassi, tra ciò che si dice e ciò che si fa”. (E forse ha ragione: il bunga bunga con crocifisso è certamente sintesi armonica del pensiero e dell’azione dell’ex premier B.) In ogni caso Alfano recita: “La vita la dà e la toglie Qualcuno che non è il Parlamento”. La famiglia è tra un uomo e una donna. La scuola privata non va penalizzata. Viva ciò che ha fatto il governo Berlusconi nel caso Eliana e riguardo alla pillola abortiva e al divieto della selezione genetica degli embrioni.
Bersani parte dal filosofico, la necessità che una comunità poggi su valori condivisi (senza relativizzare tutto), per approdare sul concreto. Il compito della politica è di trovare, negoziando, soluzioni ai problemi urgenti. “Attenti – avverte – mentre qui si litiga, altrove Paesi spendono cifre enormi in ricerche che producono tecnologie che il mercato poi diffonde”. C’è necessità di trovare soluzioni italiane. E rispetto al testamento biologico come non accorgersi che oggi la paura è di “perdere la propria dignità in un letto irto di tubi”. Si ragioni, si tenga insieme cura e dignità.
Chiude Casini gettando ponti al centro-sinistra. Non va persa, afferma, l’occasione del clima frutto del governo Monti. “Perché quando queste questioni vengono affrontate solo con l’intento di creare maggioranze di fatto, non si consolidano nella gente”. Miope, sottolinea il leader del Terzo Polo, è chi usa certi temi per dividere. Al contrario bisogna cercare una base di condivisione sempre più larga. Il primo round sul testamento biologico nella stagione “d’intesa” si chiude così.
Il Fatto Quotidiano, 19 novembre 2011