C’è un ex contestatore nel governo dei “professori”. Uno che s’è fatto le ossa con le occupazioni, le assemblee infuocate, i dibattiti sul cattolicesimo di base. Il curriculum che non ti aspetti ce l’ha nel cassetto Corrado Clini, neo ministro dell’Ambiente e primatista della gaffe con la dichiarazione rilasciata a Radio Due: “Il ritorno al nucleare è una opzione sulla quale bisognerebbe riflettere molto, anche se quello che è avvenuto in Giappone ha scoraggiato”. Chissà cosa avrebbe pensato il Clini ventenne.

A Parma, negli anni dell’università, il ministro fu infatti tra i più accesi attivisti del Movimento studentesco. “Di certo non era un tipo banale, lo ricordiamo come una persona che ha lascito il segno” confida Angelo Rossi, uno dei nomi storici di Ms in città. Inutile cercare in internet, il web concede solo qualche informazione stringata sul cursus honorum del titolare dell’Ambiente: laureato nel 1972 in Medicina e chirurgia all’Università degli studi di Parma, si specializza a Padova in Medicina del lavoro per avviare poi una carriera che lo porterà a rivestire il ruolo di Direttore generale del ministero dell’Ambiente. Punto e stop.

Ma a Parma la memoria è più lunga, delinea un quadro mosso e scapigliato. Clini, secondo la testimonianza di storici ed ex compagni di lotta, fu un trascinatore prima dentro il Movimento studentesco e poi come membro di Mpl: il Movimento politico del lavoratori, un partitino di cattolici del dissenso fondato nel 1971 da Livio Labor e a cui aderirono – tra gli altri – Giovanni Russo Spena e Giangiacomo Migone. L’area era quella delle Acli, dei cristiani di sinistra. Dopo la fine del collateralismo con la Dc, votata nel 1969 dal congresso, Labor che era stato a capo dell’Associazione cristiana optò per la fondazione di Mpl. A Parma per la verità il Movimento politico dei lavoratori ebbe una storia esile, ma tra i nomi di spicco il suo ruolino di marcia vanta oggi quello di un ministro.

Dunque più della Cancellieri, per la quale in questi giorni a Parma si sono sprecati fiumi di inchiostro, è Clini il “parmigiano” al governo. Al Governo dei professori. Quei professori che un tempo avrebbe defenestrato, come risulta dal programma stilato dagli studenti di medicina che nel febbraio 1969 occuparono il manicomio di Colorno forti dell’insegamento di Franco Basaglia: “Aprire le porte della struttura (…) mandare in pensione i vecchi medici” si legge tra i punti.

Un rottamatore, insomma. I ragazzi terribili di allora assicurano: “C’era anche Clini a Colorno, lo ricordo” dice per esempio Paolo Consigli detto “Gonzales”, oggi anche lui medico. “Confermo anch’io, ho addirittura delle foto con lui” sorride Vincenzo Tradardi. Tutti ne conservano un buon ricordo, come “ragazzo che sapeva il fatto suo, uno tosto”. Qualcuno storce un po’ il naso e aggiunge che “però pensava già allora alla carriera”. Un po’ tutti, per la verità, lo confondono a tratti con suo fratello: Claudio Clini, anche lui studente a Parma nello scavallare dei Sessanta e Settanta. “Claudio era addirittura militante di Lotta continua, sparì dalla circolazione dopo l’uccisione Mario Lupo (militante di Lc ammazzato da estremisti di destra nel 1972, ndr)” ricordano gli attivisti del Sessantotto. Per un attimo, in giornata, sembrava quasi ufficiale: “Un ex di Lotta continua nel governo dei professoroni”. Poi invece no, il Clini diventato ministro e primo gaffeur del gabinetto Monti fu un più moderato crsitiano-rottamatore.

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