Il neo Premier italiano ha studiato a Yale negli States seguendo le lezioni di James Tobin, premio Nobel per l’economia e padre dell'omonima tassazione sulle transazioni finanziarie. In Europa la Tobin Tax è al palo, la vuole solo Bruxelles e Sarkozy
Con la nomina di Mario Monti a Premier italiano, Nicolas Sarkozy potrebbe aver trovato un prezioso alleato nella sua lotta a favore della tassazione delle rendite finanziarie a livello europeo. Potrebbe, si perché il condizionale è d’obbligo visto che dalla sua nomina a Palazzo Chigi Monti la cosiddetta Tobin Tax deve ancora nominarla. Strano, proprio lui che il signor James Tobin, inventore dell’omonima tassa, l’ha conosciuto di persona, o meglio ne ha seguito le lezioni all’università di Yale negli Stati Uniti, dove ha conseguito il suo dottorato di ricerca.
Non capita a tutti di assistere di persona alle lectures di James Tobin, premio Nobel per l’economia e padre nel 1972 della Tobin tax, la tassa che prevede di colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine, e contemporaneamente per procurare entrate da destinare alla comunità internazionale. Ebbene Mario Monti ha avuto questa fortuna, prima di tornare in Italia per insegnare all’università di Trento e Torino, per poi ottenere nel 1985 la cattedra di economia politica alla Bocconi, dove è stato poi rettore ed oggi presidente.
Cosa farà adesso Monti in Europa a proposito della Tobin Tax? Una domanda che si saranno posti sicuramente oltralpe, in una Francia che appare sempre più sola a parlarne regolarmente. Forse anche per questo il Presidente francese Nicolas Sarkozy è stato uno dei primi a congratularsi con il neo Premier italiano con una telefonata personale. Proprio in Francia, al G20 di Cannes i primi di novembre, si è consumato il primo atto del funerale della Tobin Tax, ormai uscita di scena dalle agende dei grandi del pianeta. Sarkozy ci aveva provato a riproporla, magari anche a scopi elettorali visto che le presidenziali francesi sono ormai alle porte, ma aveva ottenuto solo mezze risposte e il tentennamento di Barak Obama. E si sa, senza l’adesione degli Stati Uniti non si va da nessuna parte.
A spezzare gli indugi ci ha pensato il ministro britannico John Osborne all’Ecofin (la riunione dei 27 ministri economia e finanza Ue) dell’8 novembre. “Non perdiamo tempo su un argomento sul quale non ci sarà mai unanimità”. Secondo Osborne, infatti, “una simile tassazione è completamente inutile se non imposta a livello mondiale” e, allo stato attuale delle cose, “si ripercuoterebbe solo su cittadini e pensionati”. Sarà vero? Forse, ma è sicuramente vero che Londra costituisce il centro finanziario principale al mondo e l’introduzione di una simile tassazione potrebbe avere delle ricadute negative proprio per la City. Sempre all’Ecofin a Bruxelles si erano aggiunti i dubbi italiani espressi dall’ambasciatore presso l’Unione europea, Ferdinando Nelli Feroci, che aveva sostituito il ministro Tremonti partito anzitempo per votare la fiducia al governo Berlusconi. Questo perché “l’Italia teme le supposte conseguenze negative sul rifinanziamento del debito sovrano italiano” dal momento che la Tobin tax “inciderebbe sulla compravendita dei titoli di stato, sottraendo così liquidità al mercato”.
Resta quindi al palo la proposta di tassazione così come ideata dalla Commissione europea che avrebbe dovuto entrare in vigore entro il 2014. Anche senza l’adesione di Londra, infatti, Bruxelles aveva estimato che il gettito prodotto dalla Tobin Tax con un’aliquota dello 0,05% ammonterebbe a ben 450 miliardi di dollari l’anno (650 con la Gran Bretagna). Secondo la bozza di direttiva Ue, queste nuove risorse dovevano alimentare le casse pubbliche europee e il bilancio comunitario, con la possibilità di creare un fondo sicurezza per le banche. Lo stesso presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha più volte affermato che “il nostro obiettivo è di imporre un’imposta sull’85% delle transazioni effettuate sui mercati finanziari. Con esclusione dei contratti sul mercato primario”. Una mossa che secondo Barroso servirebbe anche a “rafforzare l’integrazione nella zona euro”.
Fatto sta che senza un deciso appoggio da parte dei leader europei in sede di Consiglio europeo la Tobin tax difficilmente prenderà il volo. Sarkozy l’ha definita pubblicamente “tecnicamente possibile, finanziariamente necessaria e moralmente inevitabile”. Cosa ne pensa l’attuale Premier italiano Mario Monti?