Un pezzetto di debito pubblico italiano finisce sull’Appennino Reggiano. In un momento difficile, segnato dalla crisi economico-finanziaria italiana e internazionale, l’Unione Comuni dell’Alto Appennino ha deciso di farsi carico di una piccola parte del debito acquistando 300.000 euro di Buoni Ordinari del Tesoro (Bot).

La voce del coraggioso salvataggio arriva dal sindaco di Busana, paesino dell’alto Appennino Reggiano, 1300 anime più vicine alla Toscana che a Reggio Emilia. Alessandro Govi, 42 anni, eletto nel giugno 2009 con una lista civica di centrosinistra e presidente dell’Unione Comuni, ha le idee molto chiare: “Nelle scorse settimane nel nostro paese, si è avviata una discussione sul tema dell’acquisto, da parte degli italiani, del proprio debito sovrano; debito, che come è noto, è stato oggetto di ondate speculative che rischiano di mettere a repentaglio la stabilità economica e finanziaria dell’Italia”.

“L’Unione dei Comuni dell’Alto Appennino Reggiano – prosegue Govi – ha deciso di fare la propria parte prenotando l’acquisto di 300.000 euro di Bot con scadenza a 6 mesi. Il rendimento presunto è stimabile sul 4,5% annuo, l’esatto rendimento sarà quantificato solo alla chiusura dell’asta entro la fine del mese di novembre”.

Contrariamente alla vulgata generale che vuole molti grandi comuni italiani intenti a nascondere anni e anni di acquisti di debito legati ai celeberrimi “derivati”, che tanto hanno contribuito a far andare in crisi il sistema economico/finanziario dell’intero sistema borsistico, l’iniziativa dei Comuni dell’Alto Appennino uno di quei gesti antichi e responsabili, carichi di inaspettato senso civico.

“L’Unione Comuni ha potuto fare quest’operazione finanziaria – continua Govi – in quanto essendo ente di secondo grado, conserva i propri depositi presso un tesoriere individuato fra le banche locali mentre i singoli Comuni sono obbligati per legge a depositare i fondi a propria disposizione su speciali contabilità infruttifere accese presso la Banca d’Italia”.

L’operazione di acquisto dei Bot, quindi, non inciderà in alcun modo sulla capacità di effettuare pagamenti alle imprese fornitrici di servizi e prestazioni all’ente e nemmeno sulla capacità dell’Unione di effettuare investimenti: “Semplicemente le giacenze di cassa invece che essere depositate su un conto corrente della banca che effettua il servizio di tesoreria sono state investite per contribuire – si dirà una goccia in mezzo al mare, ma pur sempre una goccia – alla stabilizzazione del debito pubblico italiano. Con questa operazione, priva di rischi, l’Unione dei comuni contribuirà ad aiutare l’Italia a risparmiare sulla remunerazione del debito pubblico ed offrirà un piccolo aiuto a stabilizzare il collocamento sui mercati internazionali dei titoli di stato”.

“Gli interessi maturati, inoltre (nel nostro caso circa 6.000 euro) non andranno ad appannaggio di investitori pubblici o privati stranieri – chiosa Govi –  ma saranno reinvestiti dall’Unione dei comuni in servizi a favore del propri cittadini”.

d.t.

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