All’inizio volevano allestire una camera ardente, dentro la Feltrinelli. Con i lumini e tutto quanto. Poi però hanno convenuto che fosse poco pratico e quindi amen, s’è fatto senza. Per il resto la notizia è che Gene Gnocchi è morto. Spirato il 3 luglio. Lo si apprende dal suo ultimo libro, dunque postumo, pubblicato da Bompiani: L’invenzione del balcone, 224 pagine di paradossi e risate tristi. L’autore non c’è più, se n’è andato lasciando nei guai l’editore che ora non sa come fare a promuovere il romanzo. Il testo inizia proprio così, con tanto di lettera rivolta al lettore per spiegare la faccenda.
“Questo è un libro serio, tragico, che ricorda il Fu Mattia Pascal” commenta Giuseppe Marchetti, critico letterario e amico di Gene. “No, cavolo…porca boia” sbotta subito il “defunto”, seduto lì accanto, che si mette le mani ai capelli. Risate, applauso. Ci saranno una cinquantina di persone alla Feltrinelli, in via Repubblica. La presentazione del libro è una parodia languida e beffarda della vita, come la comicità di Eugenio Chiozzi da Fidenza, per tutti Gene Gnocchi. Nell’Invenzione del balcone lui si chiama Camillo Valbusa, nome che – chissà perché – fa già ridere. “Ma attenzione – ripete Marchetti – questo è un romanzo, non una trasposizione degli spettacoli di Gene, cosa che invece fanno tanti altri comici con risultati pietosi”. Dentro ci stanno l’attualità e i colpi di genio, come quelle lettere scritte a Benedetto Croce sull’idealismo morto e sepolto (“Caro Benedetto, ti ricordi di quando mettemmo le rane dentro gli stivali di Mussolini, che poi scoppiava a ridere ogni volta che urlava: Camerati!…Ebbene il tuo ultimo trattato di estetica mi ha deluso”).
Il balcone stesso del titolo è cosa seria, spiega Marchetti. E’ spiritoso perché ricorda il “sei fuori come un balcone”, ma è drammatico perché dal balcone ci si può anche buttare. “In queste pagine c’è l’Italia di oggi: le questioni che ci angustiano vengono narrate con incredibile sguardo comico”. Al fianco del critico Gene pare perplesso, continua a strofinarsi la faccia. Dice Roberto Ceresini, il direttore della Feltrinelli, che ha scommesso con Gnocchi “di vendere almeno 40 copie del romanzo”. Alla fine dell’incontro Gene va davvero da lui e gli chiede com’è andata. “Oh insomma, alla fine questo libro lo devo anche vendere…” dice con quell’espressione a metà: che non sai come prendere. Starà scherzando, vien da chiedersi.
Così, per esempio, quando saluta una vecchia amica e le chiede: “E quei capelli lì, cosa mi rappresentano?”. Succede alla fine, quando il pubblico è andato e Eugenio Chiozzi distribuisce abbracci. Finiti i libri da autografare, arrivano gli amici di sempre, compagni di calcetto e di sudate. “Eh veh, ti ricordi quella foto qui?” gli chiede un omone alto, mentre gli allunga un’immagine in bianco e nero di loro in calzoni corti. A un altro Gene firma una copia del libro con dedica: “Al più scarso calciatore con cui abbia mai giocato…”. Poi uno gli fa la domanda sbagliata: “Giochi ancora?”. Lui si rabbuia, dice che non è più lo stesso da quando il suo fisico non gli permette più di calciare un pallone.
Prima di pranzo però – presto ché poi si va allo stadio: il Parma gioca con l’Udinese dell’ex Giudolin – c’è il tempo per riannodare i fili di un vecchio discorso. Nel 2008 ad una serata della campagna elettorale di Pietro Vignali, Gnocchi disse che a causa delle troppe rotonde fatte in città una sua vecchia zia era rimasta intrappolata per 14 anni dentro una rotatoria. Chissà come sta ora quella zia: “E’ ancora lì che gira – risponde Gene – mentre per fortuna dalla rotonda sono usciti Vignali e Bernini e tutta quella compagnia. Questo è l’importante”. Gene “Valbusa” allora non è morto, ha persino qualcosa da dire sullo scenario postatomico lasciato a Parma dall’ex Amministrazione: “So che Vignali adesso ha più tempo per dedicarsi alla tolettatura dei cani e al giardinaggio” dice con ovvi riferimenti all’inchiesta giudiziaria Green Money. “In fondo la tolettatura e la cura del verde pubblico erano la sua mission…”. Fortuna allora che a Parma, come in Italia, sono arrivati i Commissari salvatori: Cancellieri (passata e andata, subito nominata ministro) e Monti: “Mah – certifica Gnocchi – Monti è un uomo che farà molto bene all’Italia, farà un gran lavoro, ma anche lavoretti più piccoli: so per esempio che è bravissimo a riparare le tubature di casa, a coibentare le pareti, a tinteggiare il soffitto e pure a smacchiare le piastrelle”. Poi via, il Parma sta per scendere in campo. Almeno lui.