Il leader dell'Udc parla del governo Monti e assicura che anche i sottosegretari saranno tutti tecnici. Poi detta la strada per la riforma della giustizia: "Ci sono le condizioni per un ampio accordo". E sulla Fiat: "La scelta di Marchionne non mi fa piacere, segno che se ne vuole andare dall'Italia"
Prima delle domande dei cronisti ha voluto dire il suo sì alla patrimoniale in modo chiaro. E poi, sulla nomina dei viceministri e dei sottosegretari, ha spiegato che “probabilmente saranno dei tecnici, perché questo è giusto ed è anche la natura del governo. Il metodo Monti è funzionato, perché cambiarlo?” si è domandato.
Ma soprattutto si è parlato di giustizia. Oltre a Casini erano presenti anche Luciano Violante, Michele Vietti, Fabio Roversi Monaco e il professor Paolo Pombeni. Secondo il leader Udc “c’è la possibilità di una riforma condivisa sul tema della giustizia, evitando di riaprire la guerra del passato, ma velocizzando il processo penale e le cause civili, stabilendo modalità a costo zero”. C’è il bisogno di “ridurre i costi insopportabili. Penso alla riduzione delle circoscrizioni, credo che su questo si possa fare in una fase di distensione un buon lavoro coinvolgendo Pdl e Pd”.
Sul caso Enav, poi, che coinvolge in parte l’Udc, visti i 200 mila euro che l’imprenditore Tommaso Di Lernia dice di aver consegnato negli uffici del partito di Casini, in piazza di Spagna, al segretario amministrativo dell’Udc, Giuseppe Naro, indagato per finanziamento illecito al suo partito, Casini ha dichiarato che “nessun partito come il mio ha espresso fiducia piena nella magistratura. Dopo tante polemiche penso che questa sia la risposta più eloquente che potevo dare”. E a chi gli chiede le ragioni della candidatura di Naro, già condannato in via definitiva per abuso d’ufficio, ha detto di non essere “il segretario del partito. Può rifare la domanda al segretario”. Alla domanda se quindi lui non conta nulla sulle candidature, ha risposto: “È chiaro”. E continua, “non mi sembra che le accuse a Naro vengano da Santa Maria Goretti”, riferendosi a Di Lernia.
Nel corso del dibattito, poi, sono stati affrontati i temi della giustizia. E Luciano Violante si chiede se c’è un consenso intorno alle riforme: “nessun potere dà ad un altro potere gli strumenti per funzionare bene finché non conosce i confini di questo potere”. E continua: “la magistratura fa parte del sistema politico o no? Interviene nelle vicende della politica del Paese?” si chiede in forma di domanda retorica. Per il leader Udc “l’autonomia è un punto fondamentale, che si coniuga con la libertà e la responsabilità. Questo è un dibattito che nasce all’indomani del nuovo governo. Si è parlato tanto e in modo sbagliato di giustizia, per evocare riforme inutili o sbagliate, con intenti di rivalsa e vendetta. Ora – ha continuato Casini – è il momento della pacificazione e il libro di Vietti ci fornisce quali sono in termini di incontro i temi da affrontare”.
“Si possono fare tante riforme – ha dichiarato Casini – per rendere più funzionale il sistema giustizia. Il libro smitizza alcuni problemi, come la separazione delle carriere, che è già esistente in pratica”. Pier Ferdinando Casini ha spiegato che con la riforma Mastella cambiare carriera comporta obbligatoriamente cambiare regione, e le percentuali dei magistrati che hanno deciso di diventare da inquirenti a giudicanti, o viceversa, sono basse.
Casini ha poi parlato del riordino delle circoscrizioni locali e ha dichiarato che “c’è un’inefficienza complessiva della macchina giustizia. Auspichiamo che il nuovo governo possa fare qualcosa di realistico. Il piano c’è ed è spiegato in questo libro”. Infine a margine si è soffermato sulla rottura tra l’ad di Fiat e i sindacati: “Mi induce a pensare che Marchionne guardi più all’estero che all’Italia”.
Michele Vietti, vicepresidente del Csm, ha invece sottolineato la “schizofrenia della politica”, che aggiunge continuamente nuove figure di reato, e in un sistema ad azione penale obbligatorio non fa altro che aumentare il lavoro dei magistrati. “Ma il clima è un po’ cambiato” ha concluso, guardando con speranza al nuovo governo di Mario Monti e al nuovo guardasigilli Paola Severino.
Al termine dell’incontro è arrivato il ministro del Turismo e dello Sport, Piero Gnudi, ma il leader Udc era già scappato via.
il video è di Giulia Zaccariello