Udienza lampo questa mattina al Palazzo di Giustizia di Milano per Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, accusati di favoreggiamento e induzione della prostituzione anche minorile nell’ambito dell’inchiesta sul caso Ruby. Come previsto, il collegio dei giudici della quinta sezione penale del tribunale milanese ,presieduto da Anna Maria Gatto, ha deciso che le ragazze ospiti delle serate bollenti a ritmo di bunga bunga a casa di Silvio Berlusconi, sono da considerarsi “parti offese”. Si tratta delle 29 giovani che, a differenza di Ambra e Chiara, più Imane Fadil, hanno deciso di non costituirsi parte civile. La decisione è stata letta oggi in aula e si richiama alla più recente giurisprudenza che considera “le vittime” dello sfruttamento della prostituzione come persone offese in base “alla tutela della libertà della persona umana”, anche nell’ambito della sfera sessuale.
Immediata la reazione di Niccolò Ghedini, legale di Silvio Berlusconi che ha definito la scelta del procura una “tesi ardita” che “va contro l’interpretazione della legge Merlin, hanno seguito la giurisprudenza minoritaria”.
La decisione delle toghe non è piaciuta a Paolo Righi, avvocato di Nicole Minetti, che ha annunciato la decisione di opporsi alla costituzione di parte civile delle tre ragazze oltre che alle altre richieste che eventualmente potranno essere presentate. Sulla stessa linea anche il difensore del direttore del Tg4, Nadia Alecci.
“E’ un provvedimento che farà storia dal punto di vista culturale”, sostiene l’avvocato Patrizia Bugnano, legale di Chiara Danese, ex miss Piemonte. Il legale, assieme al collega Stefano Castrale (che difende l’altra miss, Ambra Battilana), sostiene che la decisione di costituirsi parte civile non è motivata dai soldi (per l’eventuale risarcimento in denaro), ma per tutelare la loro onorabilità.
I tre imputati oggi non erano presenti in aula. Il caso più delicato riguarda l’agente dello spettacolo Lele Mora che, come sottolinea il suo legale, “sta molto male, non è presente a se stesso e noi facciamo fatica ad affrontare un processo di questa grandezza, perché lui non riesce ad aiutarci e noi abbiamo difficoltà a ricostruire i fatti”.
In serata sono arrivate anche le parole di Emilio Fede. “Essendo coinvolto – ha detto il giornalista durante l’edizione del Tg4 – non ritengo corretto utilizzare questo telegiornale del quale sono direttore responsabile, per esprimere la mia opinione. Mi auguro soltanto che, domani, molti di voi abbiano tempo di leggere quello che, su questa giornata, sarà scritto con un invito particolare ai colleghi di riflettere bene perchè – quello che capita oggi a me – potrebbe capitare a chiunque”. E ancora: “Leggete, vi prego, e date un sereno giudizio perché alcune decisioni di un tribunale di Milano meritano grande, ma grande attenzione: legale, umana e…politica”.
Nel frattempo la prossima udienza è stata rinviata al 20 gennaio.